Biossido di titanio (E171), il colorante nemico dell’intestino

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Il biossido di titanio favorisce le malattie infiammatorie intestinali. L’evidenza emerge da una nuova ricerca dell’Università di Zurigo. A esito della quale si invitano le persone affette da malattie infiammatorie intestinali a evitare gli alimenti che lo contengano.

Biossido di titanio, un colorante bianco

Il biossido di titanio è un pigmento bianco di origine minerale largamente impiegato negli alimenti come colorante (E171). Se ne trova in caramelle, gomme da masticare, marshmallow, salse, pasticceria, prodotti da forno e a base di formaggio. È molto utilizzato anche nei farmaci e nei dentifrici oltreché in cosmetici e creme solari.

Particelle nanometriche

A rendere pericoloso per la salute questo additivo è la forma nanometrica con la quale esso viene prodotto, può infatti contenere fino al 3,2% in peso in nanoparticelle, di dimensioni inferiori ai 100 nanometri. Vale a dire milionesimi di millimetro, così microscopiche da attraversare le pareti delle cellule.

Rischi severi per l’intestino

Secondo lo studio, guidato da Gerhard Rogler, professore di Gastroenterologia ed epatologia presso l’Università di Zurigo, ‘le nanoparticelle di biossido di titanio penetrano le cellule epiteliali intestinali umane‘. Vengono percepite come segnali di pericolo e scatenano processi infiammatori. (1)

Particelle assorbite con il cibo

Lo studio ha anche verificato che le persone affette da colite ulcerosa hanno una maggiore concentrazione di biossido di titanio nel sangue. ‘Ciò dimostra che queste particelle possono essere assorbite dal cibo in determinate condizioni di malattia‘, spiega Rogler.

Dal vitro al vivo

Oltre all’esperimento in vitro, condotto su colture cellulari, il team di Zurigo ha indagato gli effetti dell’ingestione di biossido di titanio in vivo, sui topi, usati per la ricerca sulla malattia infiammatoria intestinale. Somministrate per via orale le nanoparticelle ai topi, è stata rilevata una forte infiammazione intestinale e un maggior danno alla mucosa intestinale delle cavie.

Dall’intestino al sistema riproduttivo

La relazione tra l’ingestione di biossido di titanio e l’insorgenza di malattie intestinali è stata dimostrata più volte dalla comunità scientifica. (2) Più radicata è l’evidenza di danni al sistema riproduttivo.

In Italia, 4 anni fa, uno studio condotto dall’Istituto superiore di sanità ha evidenziato danni sui sistemi riproduttivo, endocrino e immunitario dei ratti, in particolare in quello delle femmine. La somministrazione di piccole dosi di biossido di titanio per 5 giorni – dose comparabile al consumo umano del colorante – hanno prodotto nelle cavie alterazione del tessuto delle ovaie e del metabolismo del testosterone. (3)

Molti sospetti, nessuna precauzione

Nonostante le evidenze, le istituzioni sanitarie non hanno adottato alcuna precauzione né dettato restrizioni all’impiego dell’E171 negli alimenti. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ne ha riesaminato il profilo di rischio nel 2016, concludendo che mancano evidenti effetti nocivi correlati al consumo per via orale.

L’Authority non ha stabilito alcun limite di impiego. Ma ha sottolineato la necessità di nuove ricerche, per verificare i potenziali effetti sul sistema riproduttivo. (4) Un riesame da svolgere urgentemente, a nostro parere, anche alla luce dei nuovi criteri di ricerca in materia di nanoparticelle. (5)

Biossido di titanio, come riconoscerlo

La presenza di Biossido di titanio nei prodotti – alimentari e non – è indicata in etichetta.

Quando viene aggiunto negli alimenti è indicato in etichetta con il suo nome, ovvero con la sigla E171.

Nei cosmetici e nelle creme solari, dove è impiegato per le sue proprietà assorbenti o come filtro solare, viene riferito nell’Inci (l’elenco degli ingredienti dei cosmetici) con il nome titanium dioxide o con la sigla C.I. 77891, se usato come colorante.

Marta Strinati

Note

(1) Lo studio Titanium dioxide nanoparticles exacerbate DSS-induced colitis: role of the NLRP3 inflammasome. Gut condotto dal team di ricercatori svizzeri guidati da Gerhard Rogler, professore di Gastroenterologia ed epatologia presso l’Università di Zurigo, è stato presentato il 19 luglio 2017.  http://www.media.uzh.ch/en/Press-Releases/2017/titanium-dioxide-nanoparticles-colitis.html

(2) Tra gli ultimi lavori scientifici sul tema c’è lo studio pubblicato a gennaio 2017 dall’INRA, Institut National de la Recherche Agronomique http://presse.inra.fr/en/Press-releases/Food-additive-E171

(3) Lo studio è stato pubblicato nel luglio 2013 su Nanotoxicology Early Online. http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.3109/17435390.2013.822114

(4) Il parere Efsa sul biossido di titanio come additivo alimentare è stato pubblicato il 28 giugno 2016

https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4545

(5) Sulla posizione Efsa in merito alla sicurezza del biossido di titanio, Francesco Cubadda, ricercatore dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ed esperto di Tossicologia e nanomateriali, ha dichiarato a gennaio 2017 a Il fatto alimentare che quando quel parere è stato elaborato non c’erano ancora molte evidenze dei danni all’apparato intestinale e mancavano linee guida aggiornate.

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