Lo iodio da assumere in caso di incidenti nucleari

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Il rischio di incidenti nucleari aumenta di giorno in giorno e la Commissione europea, anziché impegnarsi nel dialogo, pensa a salvare i cittadini facendo scorte di iodio.
Quasi 3 milioni di compresse di ioduro di potassio sono già state consegnate all’Ucraina, per ‘proteggere le persone dagli effetti nocivi delle radiazioni’. (1)

Marciamo per la pace e firmiamo la petizione affinché il governo italiano interrompa subito la partecipazione al conflitto tramite invio di armi. Ci prepariamo anche però a proteggere i nostri cari, sapendo cosa predisporre e come comportarsi in caso di allarme nucleare (2) ma anche quanto iodio assumere.

1) Incidenti nucleari e apporto di iodio

1.1) Radiazioni e tiroide

WHO ha aggiornato nel 2017 le linee guida sullo iodio da assumere in caso di incidenti nucleari. (3) Durante un incidente nucleare lo iodio radioattivo può venire rilasciato in un pennacchio – come i pennacchi vulcanici, che possono anche raggiungere 80 km di altezza (ESA) – e contaminare l’ambiente fino a centinaia e/o migliaia di km di distanza (c.d. fallout).

L’inalazione di aria contaminata e l’ingestione di cibo e acqua potabile contaminati possono esporre gli organi interni alle radiazioni e all’assorbimento dello iodio radioattivo, principalmente attraverso la tiroide. La ghiandola tiroidea usa infatti lo iodio per produrre ormoni tiroidei e non distingue lo iodio radioattivo rispetto a quello stabile.

1.2) Funzione dello iodio

L’apporto di iodio stabile, entro le 24 ore prima o all’inizio dell’esposizione allo iodio radioattivo, satura la tiroide e blocca l’assorbimento di iodio radioattivo. Riducendo così efficacemente l’esposizione interna della tiroide.

La somministrazione orale di iodio stabile, insieme al controllo del cibo e dell’acqua potabile, è considerata una strategia appropriata per ridurre il rischio di esiti negativi per la salute nelle persone esposte allo iodio radioattivo.

2) Lo iodio da assumere in caso di incidente nucleare

La pronta disponibilità di iodio è fondamentale, nell’emergenza. Anche perciò le compresse sono il formato più consigliato. Bisogna in ogni caso evitare di assumere dosi elevate di iodio al di fuori delle emergenze.

2.1) Quando

Lo iodio deve venire assunto solo nella fase di emergenza. Meno di 24 ore prima e preferibilmente entro le 2 ore, al massimo 8, successive all’esposizione alla radiazione. La priorità va attribuita a prevenire l’esposizione allo iodio radioattivo. (2)

Bisogna evitare di assumere iodio, viceversa, dopo le 24 ore successive all’esposizione alla radiazione. Poiché in tal caso i danni sono maggiori dei benefici, in quanto si prolunga l’emivita biologica dello iodio radioattivo accumulato nella tiroide.

2.2) Quante volte

Una somministrazione di iodio stabile è in genere sufficiente. Nel caso in cui l’esposizione allo iodio radioattivo sia prolungata oltre le 24 ore (o sia comunque significativa, come nel caso di operatori di emergenza continuamente esposti),

– i soli adulti giovani – esclusi bambini, donne in gravidanza e allattamento, ultrasessantenni – dovrebbero assumere una seconda dose di iodio stabile.

Bambini e giovani adulti devono venire privilegiati, se le dosi sono limitate.

2.3) Forme e formati

Lo ioduro di potassio (KI) è la forma di iodio più utilizzata. Altre forme – come lo iodato di potassio (KIO3) – sono alternative valide, con attenzione ad assumere le quantità di iodio raccomandate (v. paragrafo successivo). In compresse, polvere o soluzione liquida.

Il formato in compressa è preferibile, se l’individuo non ha problemi di deglutizione, poiché si distribuisce meglio e causa meno problemi di irritazione gastrointestinale. Oltre a potersi conservare a lungo. (3) Le compresse si possono anche frantumare e miscelare ad alcuni alimenti (es. succhi di frutta, confettura, latte).

2.4) Dosi

Le dosi di iodio da assumere variano in relazione all’età e al formato, come indicato nella tabella a seguire.

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2.5) Effetti collaterali

Gli effetti collaterali sono rari e comprendono iper- o ipotiroidismo indotto da iodio e reazioni allergiche. Reazioni più gravi sono la sialadenite (un’infiammazione della ghiandola salivare), i dolori gastrointestinali e le eruzioni cutanee.

Più raramente sono state osservate complicanze rilevanti come dermatite erpetiforme o vasculite orticarioide ipocomplementemica, soprattutto in soggetti con pregressi disordini della tiroide.

Nei casi di ipersensività alla tiroide, l’assunzione contemporanea di potassio perclorato è una soluzione per sopprimere l’uptake di iodio. I prodotti a base di iodio con coloranti andrebbero evitati per ridurre il rischio di eventuali reazioni allergiche.

#NonInNostroNome

Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna

Note

(1) European Commission. EU develops strategic reserves for chemical, biological and radio-nuclear emergencies. Press release. 6.4.22, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_2218

(2) Dario Dongo. Esplosioni nucleari, preparazione e vademecum. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.3.22, https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/esplosioni-nucleari-preparazione-e-vademecum

(3) FAO (2017). Iodine thyroid blocking: Guidelines for use in planning and responding to radiological and nuclear emergencies. ISBN: 978 92 4 155018 5,  https://www.who.int/publications/i/item/9789241550185

(4) Le compresse di iodio (es. ioduro di potassio, iodato di potassio) – se conservate in confezioni ermetiche, in luogo fresco ed asciutto (non esposto a luce, calore e umidità) – hanno una shelf-life di circa 5 anni.

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Veterinary Director of the Provincial Health Authority of Agrigento and member of the scientific committee 'Eurocarni', he is the author and co-author of hundreds of scientific and non-scientific articles in national and international journals.