Il biologico in Italia, anteprima di Bio in cifre 2022

0
1333
dati biologico in Italia

Un’anteprima del rapporto ‘Bio in cifre 2022’ fornisce dati aggiornati e riflessioni sull’andamento del biologico in Italia. I numeri del SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) sono stati divulgati al convegno organizzato da ISMEA, ‘Appuntamento con il bio:l’agricoltura biologica del futuro’, il 6.7.22 a Roma.

Biologico in Italia, aumentano i suoli

La superficie biologica italiana è aumentata del 4,4%, arrivando a sfiorare i 2,2 milioni di ettari a fine 2021. L’incidenza delle superfici bio sulla SAU nazionale ha raggiunto il 17,4%, confermandosi la più alta in Ue.

Con questo ritmo di crescita si potrebbero raggiungere i 2,7 mln di ettari al 2027, ultimo anno della Pac 2023-2027, e toccare i 3 mln al 2030, valore prossimo al target Farm to Fork del 25% di superficie bio.

Gli stimoli delle Regioni

L’espansione delle coltivazioni bio è fortemente influenzata dalle politiche delle Regioni, nell’ambito delle misure agroambientali previste dal PSR 2014-2020. Con particolare riguardo ai nuovi bandi della Misura 11 (di sostegno alla conversione).

Campania (+55%), Toscana (+25%) e Friuli-Venezia Giulia (+23%) sono le aree ove la SAU (superficie agricola utilizzata) destinata a biologico cresce a ritmi mai visti finora. La Sicilia invece, pur mantenendo il primato, in un anno ha perso più superficie a bio di quanta ne conti l’Abruzzo.

Le coltivazioni in crescita

Tra le diverse colture bio crescono soprattutto quelle permanenti (+3,5% nel complesso), con andamenti diversificati tra le varietà. Aumentano noccioleti (+12,5%) e vigneti (+9,2%), restano stabili meleti bio (-0,4%) e oliveti (+0,5%), calano invece gli agrumeti (arance -17,2%, limoni -0,8%).

Crescono finalmente le superfici dedicate ai cereali bio (+2,8%), grazie soprattutto al traino di maggiori investimenti a grano duro e tenero, oo le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%).

Zootecnia, vola l’avicolo

La zootecnia biologica mostra alcune rilevanti criticità per lo sviluppo del settore, con un’incidenza sul numero di capi allevati che nel complesso rimane inferiore al 10%. Le consistenze di bovini, suini, ovini e caprini mostrano livelli pressoché stabili nel triennio, mentre il comparto avicolo – soprattutto i broiler (polli da carne) e le galline ovaiole – registra una marcata dinamica positiva, con crescita annua di circa mezzo milione di capi.

A rallentare la conversione degli allevamenti sono le difficoltà tecniche richieste per la gestione del bio. Vi è ancora scarsa cognizione del valore di alghe, microalghe e tannini (es. Algatan) per rinforzare il microbiota degli animali senza bisogno di antibiotici. La riconversione delle strutture di allevamento a modelli più estensivi ha del resto oneri che non sembrano facili da ammortizzare a fronte di una domanda ancora bassa.

Più operatori certificati

Gli operatori certificati a bio crescono di oltre il 5% rispetto al 2020, grazie ai 4.413 nuovi ingressi nel sistema di certificazione che hanno portato a 86.144 il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici. Un aumento del 78,5 % negli ultimi 10 anni.

L’acquacoltura biologica continua la sua evoluzione anche nel 2021, sebbene i valori assoluti rimangano ancora modesti: sono infatti 69 le aziende certificate (+12,8% rispetto al 2020), concentrate soprattutto in Veneto ed Emilia-Romagna.

Il consumo di biologico in Italia

L’inflazione pesa sui consumi di biologico. In Italia la perdita di potere d’acquisto inibisce le preferenze dei consumatori e il ritorno in ufficio, dopo i lockdown, li costringe a mangiare fuori casa, dove il biologico è una perla rara.

Dopo la crescita dei consumi del +9,5% nel 2020, il 2021 cede del -4,6%. I dati dei primi 5 mesi del 2022 riferiscono una riduzione del -1,9%.

L’affidabilità dei dati tuttavia è minata dalla rilevazione dei soli acquisti presso la GDO, considerato che il biologico viaggia spesso e bene su filiere corte o cortissime.

Il primato dell’ortofrutta bio

L’ortofrutta bio, fresca e trasformata, subisce una flessione delle vendite stimata nel 8,7% per la frutta e nel 7% per gli ortaggi.

Il comparto vale il 46,1% del mercato bio totale, mentre quello non bio è appena del 19,2%. I consumatori di alimenti biologici, coltivati senza pesticidi, del resto, sono concettualmente più attenti alla qualità della dieta. Consumano più frutta e verdura ed evitano gli alimenti ultraprocessati (che invece rappresentano un’ampia fetta dell’alimentare ‘non bio’).

Latte e formaggi

Il gruppo di alimenti latte e formaggi ha un’incidenza importante sul totale del mercato bio: 20,4%, contro il 13,2 degli alimenti non bio.

Nel 2021 le vendite calano del -2,2% (in confronto al -4,1% del non bio).

Carne e vino

Crescono bene i vini (+5,7%) e le carni biologiche (+13%). In particolare, nella carne rossa la quota bio ferma allo 0,4%, conseguenza di un’insufficiente offerta di prodotto certificato. Mentre nei vini (1,6%) si sconta la destinazione prioritaria del prodotto biologico, a più alto valore aggiunto, verso il mondo della ristorazione e i mercati esteri.

Avanti tutta!

I dati Ismea confermano l’Italia come un Paese fortemente vocato al biologico. In questa fase di transizione agroecologica, dove il bio ha un ruolo fondamentale, è necessario compiere ulteriori passi avanti per affermare il metodo biologico come opportunità strategica per contrastare la crisi climatica e la perdita di biodiversità, oltre che per accrescere la resilienza dei sistemi produttivi rispetto alle crisi geopolitiche.

Siamo in un momento decisivo. Finalmente è stata approvata la legge sul biologico, che prevede iniziative fondamentali per lo sviluppo del settore come l’istituzione dei distretti biologici, delle filiere Made in Italy bio al giusto prezzo per i cittadini e agricoltori, del marchio biologico italiano oltre a investimenti in ricerca, formazione e innovazione. Finalmente abbiamo stanziamenti importanti per sostenere il biologico, oltre 3 miliardi di euro, è fondamentale però che questi fondi vengano spesi al meglio, per favorire la transizione agroecologia e rilanciare l’intero comparto a partire dai consumi interni. Dobbiamo tenere alta l’asticella e rimboccarci le maniche per usare questa fase per far crescere tutta l’agricoltura italiana’, commenta Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio.

+ posts