DOSSIER – Addolcimento dell’acqua e rischi per la salute pubblica

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Esaminando le implicazioni per la salute pubblica dell’addolcimento dell’acqua, questa analisi offre una prospettiva critica su una pratica ampiamente adottata. Al di là della comune comprensione dei suoi vantaggi tecnici, la discussione sottolinea i potenziali rischi associati all’acqua potabile addolcita, tra cui la riduzione dei minerali essenziali e l’aumento dei livelli di sodio.

Questa analisi sostiene un approccio precauzionale al trattamento dell’acqua e suggerisce la necessità di rivalutare le normative attuali, come la Direttiva Europea sull’Acqua Potabile (UE) 2020/2184 (Drinking Water Directive, DWD), per proteggere meglio la salute pubblica preservando l’equilibrio minerale naturale dell’acqua potabile e garantendo una scelta informata dei consumatori sulla qualità dell’acqua.

1. Introduzione alla durezza dell’acqua

La durezza è una proprietà naturale dell’acqua, determinata principalmente dalla presenza di ioni calcio e, in misura minore, di magnesio e altri metalli alcalino-terrosi. Viene tipicamente espressa in termini di carbonato di calcio (CaCO₃) equivalente. Quando supera i 200 mg/L la durezza può causare depositi di calcare, in particolare negli impianti di riscaldamento, e un maggiore consumo di sapone. Quando viene riscaldata, l’acqua dura tende a formare depositi di calcare, che possono ridurre l’efficienza degli scaldabagni e di altri apparecchi.

Tuttavia, mantenere un’adeguata mineralizzazione dell’acqua è una priorità per la salute pubblica che spesso viene trascurata. Nonostante la sua importanza, non è stato stabilito un valore guida ufficiale per garantirne l’adeguatezza. Ciò sottolinea la necessità di differenziare le strategie di trattamento dell’acqua in base all’uso cui è destinata, ad esempio, l’acqua potabile rispetto ai sistemi idrici tecnici.

2. L’addolcimento dell’acqua e i suoi metodi

L’addolcimento dell’acqua è una pratica comune volta a ridurre la durezza dell’acqua, causata principalmente da ioni di calcio e magnesio. Il metodo più diffuso impiega resine a scambio ionico che sostituiscono gli ioni calcio (Ca²⁺) e magnesio (Mg²⁺) con ioni sodio (Na⁺). Questo processo avviene mediante sfere di resina cariche di ioni sodio, che sostituiscono i minerali responsabili della durezza quando l’acqua attraversa l’impianto.

I metodi alternativi comprendono:

sistemi a osmosi inversa che forzano l’acqua attraverso membrane semipermeabili;

trattamenti a membrana debolmente acidi che rimuovono calcio e magnesio senza scambio di sodio (pur producendo CO₂ come sottoprodotto);

cristallizzazione assistita da template che altera la struttura dei minerali senza rimuoverli.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) suggerisce approcci di trattamento parziale, come l’addolcimento solo delle linee di acqua calda che entrano nei riscaldatori, mantenendo l’acqua fredda ricca di minerali per il consumo. Alcuni sistemi incorporano meccanismi di bypass o unità di rimineralizzazione per mantenere il contenuto minerale essenziale nell’acqua potabile.

3. Rischi per la salute legati alla demineralizzazione dell’acqua

Le evidenze scientifiche evidenziano notevoli preoccupazioni per la salute pubblica legate alla demineralizzazione completa dell’acqua, come segue.

3.1. Rischi per la sicurezza alimentare

– Alcune resine a scambio ionico possono rilasciare contaminanti organici a livelli superiori agli standard di sicurezza

– La maggiore corrosività dell’acqua demineralizzata può far fuoriuscire i metalli pesanti dalle tubature, esponendo i consumatori a contaminanti nocivi

– L’acqua eccessivamente dolce (durezza <15°F) negli impianti di riscaldamento favorisce la crescita microbica, compreso il rischio di Legionella.

3.2. Rischi di carenza di minerali

Ridotto apporto di calcio e magnesio – essenziali per lo sviluppo delle ossa, la funzione muscolare, la trasmissione nervosa e la salute cardiovascolare

– Impatto particolare sui gruppi vulnerabili: individui intolleranti al lattosio, persone che seguono diete a base vegetale e persone con condizioni mediche specifiche

– Contributo potenziale agli squilibri minerali durante lo stress fisiologico (sudorazione eccessiva, perdita di liquidi).

4. Il problema dello ione sodio nell’acqua addolcita

Un problema spesso trascurato è che l’addolcimento a scambio ionico aumenta in modo significativo il contenuto di sodio dell’acqua, causando diversi problemi di salute pubblica.

4.1. Preoccupazioni per l’assunzione di sodio

– L’EFSA stabilisce 2,0 g/die come assunzione sicura di sodio per gli adulti

– L’acqua addolcita può superare i 300 mg di sodio/litro, contribuendo con 600-700 mg/die dalla sola acqua

– Combinata con il sodio alimentare (in particolare dagli alimenti trasformati), questa quantità può avvicinarsi o superare i limiti raccomandati.

4.2. Implicazioni per la salute

– L’evidenza scientifica collega l’elevata assunzione di sodio a un aumento dell’escrezione urinaria di calcio

– Potenziale squilibrio minerale osseo, soprattutto nei soggetti con un basso apporto di calcio

– Possibile esacerbazione dei rischi di ipertensione, anche se l’evidenza specifica per l’acqua rimane limitata.

4.3. Conformità e questioni organolettiche

– Possibile violazione dei requisiti della Direttiva UE sull’acqua potabile (vedere paragrafo 5)

– I livelli di sodio >200mg/l spesso influenzano il sapore dell’acqua, rendendola potenzialmente sgradevole.

La Direttiva UE sull’acqua potabile

Le acque destinate al consumo umano, ai sensi della Direttiva sull’acqua potabile (UE) 2020/2184 (Drinking Water Directive), comprendono:

tutte le acque trattate o non trattate destinate a essere bevute, cucinate, preparate per i cibi o per altri usi domestici, sia in locali pubblici che privati, indipendentemente dalla loro fonte, sia che vengano fornite attraverso una rete di distribuzione, cisterne, bottiglie o contenitori, compresa l’acqua di sorgente;

tutte le acque utilizzate nelle aziende alimentari per la produzione, la lavorazione, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o sostanze destinate al consumo umano.

L’acqua è considerata sicura e pulita se:

– non contiene microrganismi, parassiti o altre sostanze in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale rischio per la salute umana; e

– soddisfa i requisiti minimi previsti dalla Direttiva UE, Allegato I.

5.1. Drinking Water Directive: durezza minima dell’acqua

La direttiva dell’Unione Europea sull’acqua potabile (DWD) stabilisce una soglia minima di durezza totale ≥ 15 °F come parametro indicatore raccomandato per le acque sottoposte a trattamenti di desalinizzazione. Questo livello deve essere mantenuto attraverso una corretta miscelazione con altre fonti di acqua destinate al consumo umano o applicando adeguati trattamenti di rimineralizzazione.

Il valore raccomandato si applica specificamente all’acqua in uscita dagli impianti di desalinizzazione e addolcimento utilizzata all’interno dei sistemi di gestione dell’acqua potabile a medio e lungo termine. Non si applica all’acqua sottoposta a ulteriori trattamenti a valle del punto di consegna.

Questo parametro viene valutato sulla base di medie mensili o trimestrali e non deve essere superato in più del 25% dei dati analitici raccolti in un periodo di un anno. In caso di superamento della soglia, sono necessarie misure correttive da parte delle autorità sanitarie locali, se vi è evidenza di un rischio per la salute.

5.2. Responsabilità per la qualità dell’acqua

La responsabilità di mantenere la qualità dell’acqua destinata al consumo umano fino ai singoli punti di utenza è affidata al Responsabile della distribuzione interna dell’acqua. A seconda dei casi, questo può includere:

– il proprietario, il gestore, l’amministratore o il direttore di una struttura;

– qualsiasi ente delegato o appaltato responsabile del sistema di distribuzione interna dell’acqua all’interno di locali pubblici o privati, che copre il tratto tra il punto di consegna e il punto di utilizzo.

Per l’acqua fornita attraverso un sistema di distribuzione interna, il responsabile della distribuzione interna dell’acqua deve garantire che i valori dei parametri, che sono soddisfatti al punto di consegna, siano mantenuti al punto di utilizzo all’interno di locali pubblici e privati.

5.3. Materiali filtranti, requisiti di sicurezza

I reagenti chimici, così come i materiali filtranti attivi (ad esempio, resine a scambio ionico) e passivi utilizzati nel trattamento, nella preparazione e nella distribuzione dell’acqua potabile, devono essere conformi agli standard di sicurezza e di qualità pertinenti. I materiali filtranti devono inoltre essere compatibili con le caratteristiche dell’acqua e, in condizioni d’uso normali o prevedibili, non devono:

compromettere, direttamente o indirettamente, la sicurezza o l’idoneità dell’acqua al consumo umano;

alterare il colore, l’odore o il sapore dell’acqua;

favorire la crescita microbica;

rilasciare contaminanti che superino le soglie di accettabilità per il trattamento previsto.

L’autorizzazione per un materiale filtrante attivo costituito da resina a scambio ionico e/o adsorbente ai sensi della Direttiva sulle acque potabili è concessa solo se soddisfa i requisiti di rilascio di sostanze basati su test condotti secondo la norma EN 12873-3: “Influenza dei materiali sull’acqua destinata al consumo umano – Influenza dovuta alla migrazione – Parte 3: Metodo di prova per resine a scambio ionico e adsorbenti”.

5.4. Criticità dei sistemi di addolcimento dell’acqua nelle strutture sanitarie

Alcuni membri dell’Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera (ANMDO), in Italia, riferiscono che gli addolcitori d’acqua sono spesso utilizzati nelle strutture sanitarie. Questi sistemi scambiano ioni di sodio (Na⁺) con calcio (Ca²⁺), magnesio (Mg²⁺) e altri ioni bi- e trivalenti presenti nell’acqua. Una volta esaurite, le resine devono essere rigenerate utilizzando una soluzione satura di cloruro di sodio (NaCl).

Le criticità associate ai sistemi di addolcimento dell’acqua comprendono:

– la rigenerazione delle colonne con sale industriale, che può contenere particolato e contaminanti biologici;

– la diluizione del trattamento per ottenere una durezza dell’acqua di circa 10°F: più l’acqua è calda, maggiore è la sedimentazione del calcio. Inoltre, più l’acqua è dolce, più diventa corrosiva per i materiali.

6. Il mito dell’addolcimento ‘necessario’: le autorità sanitarie intervengono

Le principali istituzioni sanitarie mondiali – tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) – affermano costantemente che l’addolcimento dell’acqua non è necessario per motivi sanitari nelle regioni con forniture adeguatamente regolamentate. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) italiano rafforza questa posizione, chiarendo che l’acqua di rubinetto italiana è sicura senza trattamenti aggiuntivi e che i dispositivi di addolcimento servono principalmente a modificare il gusto o a ridurre il calcare, non a eliminare i veri rischi per la salute (ISS, 2020; OMS, 2017).

Questo consenso è fondamentale perché l’acqua demineralizzata presenta dei pericoli:

– perdita di minerali essenziali (calcio, magnesio), che contribuiscono alla salute cardiovascolare e delle ossa;

– aumento dell’apporto di sodio, legato all’ipertensione nelle popolazioni vulnerabili;

– maggiore corrosività, che può far fuoriuscire i metalli pesanti dalle tubature.

6.1. Equilibrio tra addolcimento dell’acqua e salute pubblica

Il mancato mantenimento di livelli adeguati di minerali potrebbe portare a un eccessivo impoverimento dei minerali essenziali dell’acqua potabile, ad eccezione del sodio, che viene aggiunto in cambio di ioni di calcio e magnesio.

Per garantire che l’acqua potabile e quella per cucinare conservino i minerali essenziali e proteggere la salute pubblica, l’OMS raccomanda di addolcire solo l’acqua calda all’ingresso degli scaldabagni. Questo approccio riduce i costi e preserva il naturale equilibrio minerale dell’acqua non addolcita.

I produttori di addolcitori d’acqua possono anche implementare:

– un sistema di bypass che consente di miscelare una parte di acqua non trattata, mantenendo i minerali essenziali nei punti di consumo (ad esempio, i rubinetti della cucina);

– un’unità di rimineralizzazione installata nella linea dell’acqua prima del consumo.

Mentre il sistema di bypass contribuisce a mantenere un corretto equilibrio minerale, l’unità di rimineralizzazione non offre lo stesso livello di sicurezza. Non è in grado di garantire un equilibrio continuo e naturale dei minerali nell’acqua potabile, il che la rende un’opzione meno affidabile dal punto di vista della salute pubblica.

6.2. I benefici per la salute dei minerali nell’acqua potabile

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha sottolineato l’importanza per la salute pubblica di mantenere un adeguato contenuto di minerali, compreso il calcio, nell’acqua destinata al consumo umano. Livelli adeguati di minerali contribuiscono alle funzioni fisiologiche essenziali e al benessere generale. L’unica eccezione riguarda l’acqua utilizzata nei sistemi di condizionamento termico, dove il contenuto di minerali non è un fattore critico (ISS, 2015, 2022).

L’apporto di minerali è inoltre particolarmente importante in alcune condizioni fisiologiche, come lo stress, l’eccessiva sudorazione o specifiche malattie che comportano la perdita di liquidi (ad esempio, vomito e diarrea persistenti). Il calcio svolge un ruolo cruciale in diverse funzioni corporee, tra cui lo sviluppo del tessuto osseo, la regolazione della contrazione muscolare e miocardica, la coagulazione del sangue, la trasmissione degli impulsi nervosi e la regolazione della permeabilità cellulare (Commissione Europea, Regolamento UE n. 432/2012).

Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha suggerito una possibile correlazione positiva tra l’acqua dura e la prevenzione delle malattie cardiovascolari (OMS, 2005). Altri benefici apparenti associati al consumo di acqua dura possono essere indirettamente legati alla sua minore corrosività rispetto all’acqua dolce, riducendo così l’esposizione umana ai metalli lisciviati dalle tubature e dagli impianti idraulici. Sia gli eccessi che le carenze di calcio possono essere associati a effetti negativi sul sistema cardiovascolare.

6.3. Marketing ingannevole

Agenzie nazionali come l’ISS italiano avvertono esplicitamente che “l’unico scopo dei dispositivi di trattamento dell’acqua disponibili in commercio, se conformi alle normative, è quello di modificare le caratteristiche organolettiche (gusto, odore) o aggiungere anidride carbonica, non di ‘rendere l’acqua più sicura’.

Questa distinzione è importante perché il marketing ingannevole spesso presenta gli addolcitori come “utili a migliorare la salute”, quando in realtà:

nessuna autorità sanitaria raccomanda la demineralizzazione per uso generale;

l’addolcimento non necessario può violare il principio di precauzione, in quanto rimuove minerali benefici e introduce rischi (ad esempio, sovraccarico di sodio, corrosione delle tubature).

7. I rischi inutili dell’addolcimento dell’acqua: una prospettiva precauzionale

La Direttiva UE sull’acqua potabile non impone l’addolcimento dell’acqua per la salute pubblica, ma dà la priorità al mantenimento dell’equilibrio minerale naturale, garantendo la sicurezza microbica e chimica.

Tuttavia, mentre la direttiva affronta gli aspetti tecnici del trattamento dell’acqua, trascura in larga misura i rischi per la salute pubblica associati alla demineralizzazione dell’acqua. Dovrebbe quindi essere rivista alla luce del principio di precauzione, suggerendo:

– un’attenta analisi dei rischi e dei benefici prima di installare sistemi di addolcimento dell’acqua potabile

– l’informazione obbligatoria dei cittadini sul trattamento dell’acqua

– il diritto degli individui di scegliere acqua potabile non addolcita in qualsiasi contesto, sia pubblico che privato.

8. Conclusioni e raccomandazioni

Nell’ambito del diritto fondamentale all’accesso all’acqua potabile, come indicato dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 (#SDG6), è insito il diritto di ogni individuo di scegliere di non essere sottoposto al consumo forzato di acqua potabile addolcita.

Visti i potenziali rischi per la salute pubblica associati all’acqua demineralizzata, in particolare per le popolazioni vulnerabili come i soggetti affetti da malattie cardiovascolari (CVD), il diritto di scegliere l’acqua non addolcita è fondamentale.

Garantire l’accesso all’acqua naturalmente mineralizzata è in linea con il principio di fornire opzioni idriche sicure e salutari, consentendo agli individui di prendere decisioni informate sul loro consumo in base alle loro specifiche esigenze e preferenze di salute.

Dario Dongo

Cover art copyright © 2025 Dario Dongo (AI-assisted creation)

Riferimenti

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  • Italia, Istituto Superiore di Sanità (2024). Per rendere sicura l’acqua del rubinetto va installato in casa un apparecchio di trattamento? FALSO. ISShttps://tinyurl.com/2ftxpyff
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Dario Dongo
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Dario Dongo, lawyer and journalist, PhD in international food law, founder of WIISE (FARE - GIFT - Food Times) and Égalité.