Gelati, 19 tipi da bar a confronto

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Conoscere ingredienti e profili nutrizionali dei gelati venduti al bar è piuttosto complicato. E i ‘consumi consapevoli’ vanno a farsi friggere sotto un sole giaguaro.

Per facilitare lo slalom tra additivi problematici ed eccessi  in calorie, zuccheri e grassi saturi, ecco la nostra piccola indagine di mercato.

Gelati da bar, l’etichetta sfuggente

I gelati confezionati venduti al bar, a differenza di quelli venduti sfusi, non sono soggetti all’obbligo di esibizione delle informazioni prescritte in etichetta su un cartello o un registro al banco.

Le notizie su ingredienti, allergeni e profili nutrizionali sono stampate sulla confezione ma non è facile – un eufemismo – leggerle prima della scelta. Salvo rischiare di interrompere la catena del freddo ed esporre le confezioni a rischi igienici, nella ricerca delle diciture tra le pieghe del packaging.

I consumAttori più attenti potrebbero cercare informazioni sui siti web aziendali. E rimanere delusi, scoprendo che alcuni – Bindi, ad esempio – non rendono pubblica la lista degli ingredienti né la tabella nutrizionale.

Bombe caloriche e additivi

Per ciascuno dei 19 gelati esaminati, riportiamo in tabella la lista degli ingredienti e i dati più significativi della dichiarazione nutrizionale (per 100g e per porzione). Ne emergono differenze sostanziali. Non solo tra i diversi tipi di gelato (con meno calorie nei ghiaccioli, com’è ovvio, rispetto alle creme con panna e cioccolato), ma anche tra i diversi marchi.

La comparazione considera anche il giudizio espresso dalla app Yuka, che valuta gli alimenti anche secondo lo schema NutriScore (oltre che per la presenza di additivi problematici).

Attenzione agli additivi

Le calorie apportate da un gelato vanno considerate in funzione del bilancio energetico giornaliero – che dovrebbe tendere all’equilibrio giornaliero  tra l’energia assunta e quella consumata, grazie anche all’esercizio fisico – nonché di età, sesso e condizioni fisiche (Body Mass Index, BMI).

Gli additivi, invece, meritano attenzione in ragione della loro identità e dei possibili rischi associati al loro consumo. I gelati non artigianali, come si è visto, spesso ne contengono numerosi. E alcuni di essi – se pure autorizzati in UE, a seguito delle valutazioni del rischio condotte da EFSA (European Food Safety Authority) – presentano alcune criticità e possibili controindicazioni per la salute. Il loro apporto può quindi venire sconsigliato, in particolare ai bambini. A maggior ragione in quanto essi siano esposti a una pluralità di fonti di tali additivi, poiché presenti in diversi alimenti confezionati.

Nelle nostre tabelle, i diversi additivi aggiunti ai gelati industriali sono identificati con il codice di autorizzazione europeo (E…) e contrassegnati in rosso, arancio o verde, in funzione dei rischi evidenziati dalla letteratura scientifica. I rischi sono per lo più correlati alla salute del microbiota, l’integrità della barriera intestinale e gli effetti della sua degradazione (indebolimento del sistema immunitario, infiammazioni croniche dell’intestino, etc.).

Tutti gli additivi presenti nei gelati sono recensiti seguendo la guida di Altroconsumo.

5 categorie di gelati da bar, 4 marchi

Il campione della nostra piccola indagine di mercato include 5 categorie di gelati, nell’offerta dei 4 principali marchi più diffusi in Italia. Vale a dire Algida (Unilever), l’italiana Sammontana spa, Motta (Froneri Ltd, alias Nestlé e lR&R Ice Cream, UK) e Bindi (BC Partners, UK).

1) Ghiacciolo al limone con stecco di liquirizia

GHIACCIOLO LIMONEFresco come un ghiacciolo ma consistente come un sorbetto, il gelato al limone con stecco di liquirizia è una consolidata tradizione tra i gelati da bar.

Il confronto mostra che Limonstec di Bindi e Liuk di Algida contengono succo di limone, rispettivamente l’11% e l’8,5%, mentre Lipperlì di Sammontana contiene soltanto aroma naturale di limone. Il marchio italiano ricorre poi all’emulsionante E471 (mono e diglicerici degli acidi grassi), un additivo problematico adottato anche da Motta nel Liquì, che risulta pertanto meno pregiato, nonostante l’impiego di succo di limone (8,9%).

Le calorie sono sempre relativamente contenute, rispetto ad altre categorie di gelati.

Alcune anomalie si rilevano sulle etichette proposte in due siti web aziendali. L’elenco ingredienti di Algida non precisa la composizione dello stecco di liquirizia, mentre la tabella nutrizionale espone i nutrienti in ordine ‘irrituale’. Sammontana a sua volta sbaglia l’elenco delle voci nella tabella nutrizionale su tutte le referenze.

 

GHIACCIOLO LIMONE E STECCO LIQUIRIZIA

2) Calippo, il ghiacciolo ever green

calippoIl ghiacciolo cilindrico anni ‘90 è tuttora molto apprezzato, anche dalla generazione Z, e appare nel complesso accettabile.

Tra i quattro marchi Bindi spicca per il minor numero di additivi, ma eccede con lo zucchero.

Algida inserisce la più elevata percentuale di succo limone, ma aggiunge anche aromi di sintesi e coloranti che si potrebbero evitare.

 

 

TAB TIPO CALIPPO

3) Il cornetto classico, icona estiva

cornetto algidaL’iconico cornetto classico – tra latte, panna e burro, oltre che il purtroppo ubiquitario olio di cocco – apporta più calorie rispetto ai gelati di frutta. Oltre a costituire una generosa fonte di grassi saturi e zuccheri.

Algida e Motta impiegano latte fresco nelle più alte percentuali (rispettivamente, 18% e 19,6%). Bindi e Sammontana sono invece le uniche a precisare la composizione della cialda – come doveroso – nella lista ingredienti.

Al solito, nella lista figurano molti additivi, tra i quali i problematici E471, E472c, E442.

Errori grossolani nell’etichettatura degli allergeni compaiono per Bindi e Motta, che indicano ‘PUÒ CONTENERE TRACCE DI ALTRA FRUTTA A GUSCIO’, senza specificare quale, come richiesto, e invece riferito da Algida in modo corretto.

cornetto classico

4) Biscotto pralinato

MAXIBONIl biscotto ricoperto di cioccolato pralinato è un gelato piuttosto calorico (fino a 300 calorie). Tra biscotti, ripieno e copertura, si fa il pieno di zuccheri (dal 23 al 28%) e grassi saturi (dal 10 al 14%)

Nella descrizione dell’alimento solo Sammontana e Bindi precisano i componenti dei biscotti e della granella di copertura. Motta persevera nell’indicare la possibile presenza di ‘altra frutta a guscio’, senza precisarne il tipo. Fuorilegge.

Anche qui, abbondano gli additivi. Gli emulsionanti vengono aggiunti nel biscotto, nella crema di farcitura e nella copertura al cioccolato.

 

5) Magnum e Co.

MAGNUMIl famoso Magnum di Algida è imitato solo da Sammontana e Bindi, che però sotto la copertura al cioccolato inseriscono la crema alla panna invece che alla vaniglia.

Zuccheri e grassi saturi abbondano.

Come, purtroppo, gli additivi, soprattutto in Sammontana e Algida, che impiegano due emulsionanti poco raccomandati.

 

TAB MAGNUM

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