Non solo palma, un paradiso terrestre in pericolo piuttosto, il caso del Borneo.
Il Borneo è la terza più grande isola del pianeta. (1) Con un territorio di 743.330 km2, (2) che fino a pochi decenni fa era interamente ricoperto da una foresta pluviale antica 130 milioni di anni. La sua biodiversità consta di 15.000 specie vegetali e 1.400 animali tra anfibi, volatili, pesci, mammiferi, (3) rettili, insetti. Tra cui falene e farfalle, come la gigantesca Rajah Brooke birdwing (nella foto). Ma la deforestazione avanza a un ritmo medio annuale del 3,9%, per estrarre legname e produrre olio di palma. il 50% dell’isola è già stato devastato.
I cacciatori-raccoglitori indigeni del Borneo hanno da sempre custodito queste foreste con rispetto votivo. Sì da preservare la biodiversità più ampia tra ogni ecosistema terrestre. E affidare a essa la fonte primaria di sussistenza. Cibo e medicine, frutti e piante in tempi recenti pure in cambio di denaro, materiali da costruzione, altri beni di necessità.
La deforestazione imposta dal business sanguinario del palma della foresta ha messo in crisi i sistemi tradizionali di gestione della terra e causando povertà e disintegrazione sociale in una comunità fino ad allora fiorente. Gli sforzi per proteggere la terra rimanente attraverso blocchi delle ruspe, manifestazioni e casi giudiziari sono stati repressi con brutalità da parte di agenzie governative e forze armate a servizio dei palmocrati. (4)
La rapina delle terre ha sradicato le tribù nomadi dalle risorse forestali su cui si fondavano sussistenza, società e cultura. Vengono così irreparabilmente distrutte civiltà umane, secondo la peggior tradizione del neo-colonialismo. Gli orrendi crimini commessi nei secoli passati a danno delle popolazioni autoctone d’America, Africa e Australia si rinnovano oggi sotto l’indifferenza generale. Con alcune novità.
‘Il governo ha abbattuto il 70% delle foreste del Sarawak [Borneo malese, ndr], pregiudicando la sopravvivere degli indigeni. Dove c’erano foreste ora c’è il deserto delle piantagioni di palme da olio. Dei miei amici Penan non ho avuto più notizie: la loro vita, come quella di altre etnie, è finita. Nella migliore delle ipotesi sono stati trasformati in lavoratori a cottimo per le piantagioni di palme’ [Dario Novellino, antropologo a lungo vissuto nel Borneo]
Restiamo in attesa che la Corte Penale Internazionale dell’Aja eserciti il proprio compito di perseguire l’esproprio forzato delle terre (land grabbing) e la distruzione dell’ambiente al pari dei crimini di guerra e di quelli contro l’umanità. (5)
Il boicottaggio del palma da parte dei consumAttori, della grande distribuzione e dell’industria, nel frattanto, ha un preciso significato. Etico ed economico. L’industria che ogni anno divora milioni di ettari di foreste pluviali deve essere fermata, fino a quando non verranno condivise regole accettabili da tutti per l’utilizzo delle piantagioni in essere, e definite regole per la effettiva compensazione dei diritti violati.
Not in Our Names!
Dario Dongo
Note
(1) Dopo Groenlandia e Nuova Guinea. A seguire, dopo il Borneo, il Madagascar
(2) Il 72,6% del Borneo appartiene all’Indonesia, il 26,7% alla Malesia, il restante 0,6% al Brunei
(3) Tra questi l’orangutan e il pongo pigmeo, rinoceronti ed elefanti nani. Macachi, gibboni, tarsi, e il maiale selvatico del Borneo.
Gli oranghi sono gli esseri più simili all’uomo, col quale condividono quasi il 97% del DNA. Il secolo scorso la loro popolazione nelle sole foreste pluviali di Sumatra e del Borneo era stimata in oltre 600 mila esemplari. Ed è ora una delle specie a maggior rischio di estinzione.
Negli ultimi 20 anni gli orangutan hanno perso il 90% del loro habitat.
Nel video di National Geographic, un centro di riabilitazione nel Kalimantan occidentale, Borneo
(4) Per approfondire notizie sui diritti umani in Borneo, si veda http://borneoproject.org/borneo/human-rights
(5) International Criminal Court (ICC). Cfr. Strategic Plan 2016-2018, ICC-OTP, 16 November 2015, par. 92-98
Veterinary Director of the Provincial Health Authority of Agrigento and member of the scientific committee 'Eurocarni', he is the author and co-author of hundreds of scientific and non-scientific articles in national and international journals.