Sotto il consueto silenzio dei mass media il 17.6.22 – nell’ambito della IX European Alcohol Policy Conference (1) – la World Health Organization (WHO) e 80 organizzazioni della società civile hanno firmato la Dichiarazione di Oslo (Norvegia), per sollecitare un intervento politico volto a regolamentare i consumi di alcol e limitarne i danni.
1) Pericolo alcol, la Dichiarazione di Oslo
Lo scenario descritto nella Dichiarazione di Oslo spiega la grave preoccupazione della comunità scientifica per la salute e il benessere delle popolazioni. Soprattutto in Europa, la macro-regione ove si registra il maggior consumo di alcol a livello planetario. Le relazioni mediche, epidemiologiche scientifiche condivise alla Conferenza ne mostrano l’evidenza.
Il World Cancer Research Fund, organizzazione per la prevenzione del cancro basata in Inghilterra, sottolinea in particolare le correlazioni tra il consumo di alcol e il maggior rischio di insorgenza di diverse forme di cancro (al seno, l’intestino, il fegato, bocca e gola, esofago e stomaco). Oltre a fornire calorie ‘vuote’, prive cioè di alcun valore nutrizionale. (2)
2) Alcol in Europa, lo scenario
I firmatari della Dichiarazione di Oslo si soffermano sulle principali criticità:
- l’alcol in Europa causa più danni di qualunque altra droga, con conseguenze devastanti per la salute pubblica e il welfare,
- l’evidenza scientifica è inequivoca, al di là degli studi sponsorizzati da Big Alcohol, (3) nell’affermare una relazione causale tra il consumo di alcool e gravi danni alla salute, (4)
- un ulteriore aumento del consumo di alcool tra i forti bevitori si è registrato durante la pandemia di Covid-19,
- l’industria dell’alcol persiste nondimeno nel promuovere i suoi prodotti, attraverso vari canali, anche presso i giovani e altri gruppi vulnerabili di popolazione.
3) Big Alcohol, il potere della lobby
Big Alcohol è protagonista di sforzi sempre più aggressivi e ben finanziati per minare e sovvertire una regolamentazione efficace dell’alcol, volta a prevenire gli eccessi e ridurne i consumi.
Il Parlamento europeo ha dimostrato la sua sensibilità, un eufemismo, a tale lobby. Al punto da aver cancellato le proprie stesse raccomandazioni di indicare in etichetta il rischio di tumori associato al consumo di bevande alcoliche. (5)
I governi degli Stati membri, a loro volta, tendono a privilegiare gli interessi economici di Big Alcohol venendo meno alle proprie responsabilità di proteggere la salute dei cittadini e il benessere delle comunità.
4) EPHA, il punto di vista della società civile
EPHA – l’Alleanza europea per la salute pubblica che rappresenta numerose associazioni della società civile e la comunità scientifica – rimarca che i danni associati all’alcol sono importanti fattori di rischio delle malattie non trasmissibili (NCDs, Non-Communicable Diseases). La più grande minaccia del XXI secolo per la salute, il benessere e la prosperità.
‘L’Europa è la regione che consuma più alcol nel mondo, l’onere dei danni alcol-correlati a individui, famiglie, comunità e società è enorme. È giunto il momento di un’azione concertata, pertanto l’EPHA sostiene pienamente le aspirazioni della Dichiarazione di Oslo di ridurre i danni causati dall’alcol in modo basato sull’evidenza’. (6)
5) La dichiarazione di Oslo
La Dichiarazione di Oslo è tradotta in 6 lingue e contiene 7 raccomandazioni politiche:
1 – i governi nazionali e l’UE dovrebbero regolamentare l’alcol sulla base del Piano d’azione globale sull’alcol dell’OMS, im vista del raggiungimento degli obiettivi fissati entro il 2030,
2 – i governi nazionali dovrebbero cooperare per attuare le raccomandazioni WHO Best Buys e SAFER, con interventi sul prezzo, la disponibilità e la commercializzazione dell’alcol,
3 – l’UE dovrebbe introdurre dichiarazioni nutrizionali e liste ingredienti obbligatorie in etichetta delle bevande alcoliche, assieme ad appositi warning, per garantire ai consumatori scelte informate di consumo, (7)
4 – i governi nazionali e l’UE dovrebbero assicurare che i processi di elaborazione delle politiche sanitarie vengano protetti dalle interferenze dell’industria dell’alcol
5 – i governi nazionali dovrebbero tassare le bevande alcoliche in rapporto al loro tenore di alcol. (8) Queste tasse dovrebbero venire indicizzate e aumentate regolarmente, in linea con gli indicatori economici e sanitari,
6 – i governi nazionali dovrebbero limitare o vietare l’esposizione alla commercializzazione dei prodotti alcolici, in particolare ai giovani, ai bambini e ad altri gruppi vulnerabili,
7 – i governi dovrebbero riconoscere e sostenere il ruolo fondamentale delle organizzazioni della società civile nella prevenzione e nella riduzione dei danni causati dall’alcol.
Note
(1) The Oslo Declaration. 9th European Alcohol Policy Conference Statement. Oslo, 17th June 2022.
(2) Alcohol and cancer risk. World Cancer Research Fund
(3) Marta Strinati. Big Alcohol e un secolo di scienza a suo servizio. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.11.20
(4) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Coronavirus, perché eliminare o ridurre al minimo i consumi di bevande alcoliche. GIFT (Great Italian Food Trade). 6.4.20
(5) Isis Consuelo Sanlucar Chirinos. Bevande alcoliche, il Parlamento UE cancella la proposta di avvertenza in etichetta su alcol e rischi di tumori. GIFT (Great Italian Food Trade). 18.2.20
(6) The Oslo Declaration – a time for united action on Alcohol in the EU. European Public Health Alliance
(7) Marta Strinati. Etichettatura delle bevande alcoliche, lavori in corso a Bruxelles. GIFT (Great Italian Food Trade). 5.10.21
(8) Un esempio da correggere è quello della birra, che in Italia viene tassata in rapporto al suo indice saccarometrico (grado Plato), anziché al suo tenore alcolico. V. precedente articolo