2018, anno del cibo italiano

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Il 2018 è l’anno del cibo italiano. Una iniziativa ministeriale per valorizzare il patrimonio enogastronomico del Bel paese

Occhi puntati sul patrimonio enogastronomico della Penisola. I ministeri delle Politiche agricole e dei Beni culturali hanno proclamato il 2018 anno del cibo italiano. Il prossimi dodici mesi saranno dunque volti a celebrare e promuovere in Italia e nel mondo le migliori produzioni alimentari Made in Italy e a rilanciare i riconoscimenti Unesco legati al cibo italiano.

L’Italia del cibo tutelata dall’Unesco

Nel patrimonio immaterale dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco trovano posto antiche e preziose tradizioni. La dieta mediterranea, la vite ad alberello di Pantelleria, i paesaggi della Langhe Roero e Monferrato, Parma città creativa della gastronomia e all’Arte del pizzaiuolo napoletano, iscritta nell’elenco appena pochi mesi fa.

Una lista nella quale si spera ora di inserire anche il Prosecco, per il quale è stata già inviata la candidatura, e l’Amatriciana.

Oltre 5mila specialità alimentari tradizionali italiane

Un anno rischia di non bastare per promuovere le 5.047 specialità alimentari tradizionali, censite da uno studio della Coldiretti. L’elenco contempla quelle specialità gastronomiche ottenute secondo regole tradizionali e protratte per almeno 25 anni.
La ripartizione per categorie è la seguente.

1.521 diversi tipi di pane, pasta e biscotti,

1.424 verdure fresche e lavorate,

791 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere,

497 formaggi,

253 piatti composti o prodotti della gastronomia,

147 bevande tra analcoliche, birra, liquori e distillati,

167 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.)

159 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei. 

Le specialità regionali italiane

A dominare la classifica delle specialità regionali è la Campania. Ma ciascuna regione italiana dà un contributo rilevante. Ecco (tra parentesi) quante specialità vanta ciascuna di esse, e il richiamo a una preparazione degna di un assaggio.

Campania (515). Tra gli altri troviamo la colatura di alici di Cetara, un liquido dal sapore intenso, frutto della sapiente stagionatura e pressatura delle alici salate.

Toscana (461). Qui sono molto conosciuti gli stinchi di morto, biscotti rustici salati tipici del Grossetano e del Senese di colore giallo senape, chiamato anche anacini in quanto profumato dai semi di anice.

Lazio (461). Nella regione viene seminato da tempo immemorabile il fagiolo del purgatorio di Gradoli che rappresenta il piatto fondamentale del mercoledì delle ceneri, denominato “pranzo del purgatorio”.

Emilia-Romagna (388). Si apprezza il savòr, una marmellata di mosto d’uva (Saba) con aggiunta di frutta.

Veneto (376). Va fiero della polenta di montagna che si ottiene dalla farina di mais sponcio,

Piemonte (338). Rinomato il brus, un prodotto della lavorazione di robiole ben stagionate, ideali se di latte di capra.

Liguria (294). La prescinseua è una cagliata fresca leggermente acidula componente essenziale della famosa focaccia al formaggio di Recco. Il nome nasce dal termine genovese presû che significa caglio. 

Puglia (276). Il Fallone di Gravina è un formaggio fresco prodotto nella zona di Gravina, in provincia di Bari. Va consumato freschissimo, preferibilmente nel giorno di produzione.

Calabria (268). Tipiche di tutta la Calabria, specie quella di origini magno-greca, le Lagane e ciciari sono tagliatelle condite con ceci.

Lombardia (248), Di Milano ma diffusa in tutta la Lombardia occidentale è la cassoela, una sorta di stufato con costine, luganega e verze, a cui si possono aggiungere altre parte del maiale come cotenna e piedino a seconda della zona.

Sicilia (244). Lo squartucciato, dolce molto decorato e ripieno di fichi, è protagonista della Festa di San Giuseppe a Poggioreale.

Sardegna (193). Da conoscere sa pompia, un frutto endemico sardo simile al limone che cresce solo nella zona della Baronia.

Friuli-Venezia Giulia (169). I friulani vanno fieri della porcaloca, un’oca intera disossata farcita con filetto di maiale, cucita a mano, legata cotta e affumicata.

Molise (159). Andando in Molise non si può rinunciare ad assaggiare le sagnetelle, fettuccine di farina di grano duro larghe e lunghe quanto due dita riunite della mano.

Marche (151). Nella regione è tipico della tradizione contadina della zona di Jesi la lonza di fico, un dolce a base di fichi essiccati impastati con noci, mandorle tritate e mistrà, infine avvolto in foglie di fico.

Abruzzo (148). Il comune abruzzese di Campotosto è famoso per la sua mortadella, meglio nota, per la sua forma, come coglioni di mulo.

Basilicata (114). Nel comune lucano di Episcopia si trovano le rsskatiedde cca muddiche, una pasta preparata con la mollica di pane.

Provincia autonoma di Trento (105). Tipica del Trentino è la luganega, la salsiccia che rappresenta un emblema della gastronomia provinciale.

Alto Adige (90). Giunge dalla Valle Aurina dell’Alto Adige il graukase, detto “formaggio grigio”, probabilmente il formaggio più magro che esista con il 2% di grassi e 150 calorie per etto.

Umbria (69). La regione va orgogliosa della fagiolina del Trasimeno, varietà rara e particolare di legume conosciuto fin dal tempo degli Etruschi.

Val d’Aosta (32). Tra i suoi prodotti tradizionali, annovera l’olio di noci, condimento prezioso e di alta qualità per carne, pesce, verdure e formaggi.

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