Birra sì, ma speciale

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Crescono i consumi di birre speciali, ma la classica chiara resiste

Scaffali lunghi quanto quelli dei vini. Ma colmi di birra. Anzi, di birre. Accanto alla classica lager si moltiplicano le etichette di stout inglesi, trappiste belghe, agrumate Ale, rosse, analcoliche e radler, cioè i mix di birra e bibite analcoliche. L’ampia varietà delle c.d. birre speciali assieme alle birre artigianali invade gli scaffali della Gdo, con punte di 118 referenze nei supermercati e 189 negli ipermercati.

Il boom delle birre speciali

Da un paio d’anni, i consumi di birra si sono attestati ai livelli pre-crisi, riferisce Assobirra. Già dal 2016 i volumi sono tornati ai 31 litri pro-capite del 2007. E tra il 2010 e il 2017, mentre i volumi degli alimenti venduti dalla Gdo crescevano in media del 2%, la birra segnava un +32% in valore.

Come testimonia l’ampiezza dell’offerta nei punti vendita della Gdo (che vende il 59% dei volumi), il segreto del successo è la diversificazione. A trainare la ripresa sono infatti soprattutto le birre speciali. Dal 2010 al 2017 sono cresciute del 49,5% (del 70% in valore, essendo più costose), a fronte del +15% delle lager (+21,5% in valore). La macro-regione più vocata è il Nord Ovest, dove i consumi di birre speciali – spesso fuori casa – rappresentano il 36% del totale in Italia.

Pur rappresentando poco meno del 14% degli oltre 18,8 milioni di ettolitri di birra venduti in Italia, le speciali sono le protagoniste indiscusse della formidabile crescita. Il ‘Drink different‘ / come lo definisce il rapporto ‘Gli italiani e le birre speciali’, realizzato da Doxa ad aprile 2018 per l’Osservatorio Birra – è una scelta ormai consolidata per 7 italiani su 10. Di questi, il 77% si dichiara attratto dai nuovi sapori delle birre speciali e l’82% ritiene persino che siano più facili da abbinare alla dieta mediterranea. In confronto alla classica chiara, che rimane l’abbinamento ideale con la pizza. Un’esplorazione di novità che tuttavia convive con il piacere della classica chiara. Il 61% degli intervistati afferma infatti di alternare la classica chiara con le speciali.

Tra curiosità per nuovi sapori e supina accettazione delle nuove mode, il prezzo maggiorato non scoraggia gli acquisti. Gli intervistati da Doxa si dichiarano disponibili a pagare di più per le birre speciali. Il 30% dei consumatori di stout, rosse e trappiste paga qualsiasi prezzo, e il 10% spende fino a 8 euro a bottiglia.

La produzione e l’export volano come i consumi interni, con numeri da record. I dati Assobirra attestano che nel 2017 le esportazioni hanno raggiunto il massimo storico (2,7 milioni di ettolitri), crescendo del 7,9%.

Stesso trend per la produzione. Tra i volumi prodotti dai big e l’attività degli oltre 850 microbirrifici sparsi in Italia, il prodotto è salito del 7,5%, fino al valore record di 15,6 milioni di ettolitri. 

La produzione italiana di malto è a sua volta cresciuta del 3,4%, fino a raggiungere le 75.800 tonnellate.

Marta Strinati

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