L’aggiunta al vino di ‘zuccheri alieni’ (di barbabietola e/o di canna) è oggetto di una diatriba che dura da anni, in Europa. Ove la concorrenza sleale e l’inganno ai consumatori proseguono, con il supporto dell’asse franco-tedesco. Ma la Russia si oppone, vietando l’importazione di tutti i vini ’zuccherati’ che non riferiscano in etichetta la presenza degli zuccheri alieni.
Zuccheraggio, il trucco low cost
Lo zuccheraggio, vale a dire l’aggiunta al vino di zuccheri derivati da canna o barbabietola, è una pratica molto diffusa nei Paesi meno vocati alla viticoltura. In Germania, Austria, Polonia, Inghilterra, Ungheria – ma anche in Francia (a eccezione delle sue regioni meridionali) – si ricorre ampiamente a questa pratica per ‘aggiustare’ struttura e titolo alcolometrico di vini realizzati a partire da uve non maturate a sufficienza, o comunque inidonee. Quasi due terzi dei vini francesi, secondo le stime, sono artefatti mediante zuccheraggio.
In Italia invece, l’aggiunta di saccarosio è rigorosamente vietata da oltre mezzo secolo. Così pure in Spagna, Portogallo e Grecia. In questi Paesi è soltanto possibile aggiungere il mosto d’uva, vale a dire lo zucchero estratto dall’uva. Ma il mosto concentrato rettificato (MCR) e il mosto concentrato rettificato solido (MCRS) costano molto più degli ‘zuccheri alieni’, almeno 6 volte tanto. Il vino di sola uva ha perciò un maggior costo, oltre a un maggior valore, di cui i consumatori europei sono però tenuti all’oscuro.
Così, mentre in Italia e nel resto dell’Europa meridionale i vini sono realizzati con la sola aggiunta di mosto d’uva, nei Paesi del Centro-Nord è possibile ricorrere al più economico saccarosio raffinato. Con uno squilibrio nei costi di produzione che genera concorrenza sleale nel Mercato interno.
Glasnost sul vino zuccherato
Una recente normativa, comunicata ufficialmente da Mosca a FederMosti, vieta l’ingresso nella Federazione Russa dei vini contenenti zucchero ma non dichiarato sul fronte o sul retro dell’etichetta. Una glasnost che purtroppo non riguarda i consumatori europei.
In Europa, infatti, le bevande alcoliche (>1,2% vol.) sono esentate dall’obbligo di indicare ingredienti e tabella nutrizionale, come invece previsto per la generalità di alimenti e bevande. E le tiepide iniziative della Commissione europea non hanno portato a nulla.
‘Oltre al vantaggio competitivo concesso soltanto ad alcuni produttori, è ormai insopportabile che i consumatori siano lasciati al buio. Se si ricorre allo zucchero va indicato in etichetta, specificando quale. Come d’altro canto richiesto anche da Mosca‘, commenta Marco Bertagni, coordinatore di Must, l’associazione europea dei produttori di mosto. Che ha già coinvolto nella battaglia l’associazione di consumatori Federconsumatori.