Riutilizzabile, riciclabile, sicuro e migliore di altri per il contatto con gli alimenti, il vetro è protagonista indiscusso dell’economia circolare. I progressi in termini ambientali, economici e sociali delle produzioni italiane sono descritti nel primo Rapporto sulla sostenibilità, presentato a Roma, il 18.2.10 da Assovetro.
Crescono produzione e investimenti
Il Rapporto, elaborato da Ergo, spin-off dell’Università Sant’Anna di Pisa, sintetizza le performance di 18 industrie italiane nel triennio 2016-2018. 15 produttori di vetro cavo (bottiglie, barattoli ecc.) e 3 di vetro piano, i quali rappresentano circa il 90% degli impianti industriali in Italia.
L’Italia – con 5 milioni di tonnellate di vetro prodotto nel 2018 – fornisce un settimo dell’intera produzione europea. Seconda nel vetro cavo, dopo la Spagna, dal 2014. Con una capacità produttiva ancora in crescita.
Nel 2018 la produzione è aumentata fino a 4,4, milioni di tonnellate di vetro (+8,2%), in linea con il fatturato (+6%). In deciso rialzo gli investimenti in tecnologie e innovazione, 298 milioni di euro (+44,2%) per l’aggiornamento degli impianti e 33 milioni (+5,6%) per ricerca e sviluppo con impatto su ambiente e sicurezza.
‘Con questo primo Rapporto vogliamo raccontare le nostre attività a partire dai processi produttivi che hanno tutti il loro cuore pulsante nella fusione del vetro. Particolare rilievo hanno gli aspetti ambientali delle nostre attività. La circolarità, soprattutto, viene percepita di fondamentale importanza per il contributo, sia ambientale sia economico, che il vetro è in grado di garantire’ (Graziano Marcovecchio, presidente di Assovetro).
Sostenibilità ambientale
Il consumo di energia è l’elemento chiave nella valutazione dell’impatto ambientale di un settore energivoro come la produzione di vetro. Oltre a rappresentare una delle prime voci di costo (15,3% nel 2018).
Rileva quindi, in termini di aumento della sostenibilità ambientale delle produzioni, l’andamento virtuoso dei consumi di energia nel triennio valutato:
– la quota di energia rinnovabile è aumentata di dieci punti in due anni, dal 15,37% (2016) al 26,20% (2018),
– le emissioni di CO2 (che derivano dal processo di fusione ad alta temperatura), -70% rispetto a 40 anni fa, sono rimaste stabili a seguito dell’ultima riduzione significativa (2016),
– l’aumento della produzione ha consentito di mantenere una prestazione energetica invariata (0,17 TEP/ton di vetro fuso).
Anche i consumi idrici – cospicui per il lavaggio del vetro e il raffreddamento degli impianti – sono diminuiti, grazie all’adozione di sistemi a ciclo chiuso mirati alla riduzione delle perdite e al reimpiego delle acque di raffreddamento e pulizia. Il fabbisogno medio attuale è di 1,98 m3 per ton di vetro fuso, con impiego di acqua riciclata superiore al 44% dei consumi idrici totali.
‘Le attenzioni sui fronti ambientale e della sicurezza alimentare hanno aumentato significativamente l’appeal del vetro. I contenitori in vetro sono universalmente percepiti come una garanzia di sicurezza e anno dopo anno il mercato ne richiede sempre di più. Un dato vale per tutti: nei primi 9 mesi del 2019 la produzione delle sole bottiglie è aumentata del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2018. Oggi l’Italia è il secondo paese in Europa per quantità di contenitori prodotte, dopo la Spagna’, (Marco Ravasi, presidente del comparto contenitori in vetro, Assovetro).
Campione di economia circolare
Le performance nel recupero e riciclo dei rottami confermano il vetro quale campione di economia circolare. Grazie al sistema di raccolta differenziata il vetro può venire infatti recuperato e reimmesso infinite volte nel ciclo produttivo, con tangibili vantaggi. L’impiego del rottame di vetro nella miscela vetrificabile (51% dei materiali consumati nel 2018) consente infatti di realizzare due forme di risparmio energetico:
– diretto, grazie alla la riduzione della temperatura di fusione e così dei consumi di energia,
– indiretto, per la diminuzione di materie prime ad alto contenuto energetico.
Il tasso di raccolta è aumentato di cinque volte (+8,4%), rispetto agli imballaggi immessi al consumo (+1,7%). Ed è migliorata la qualità della raccolta, che ha consentito nel 2018 di raggiungere un tasso di riciclo (76,3%) che supera gli obiettivi posti in Europa per 2030 (75%).
Ulteriori elementi pro-circolarità del vetro sono la riduzione dei rifiuti di processo (10,7 kg/ton vetro fuso, -7,7% a fine triennio) e l’elevata efficienza d’impiego delle risorse naturali:
– 1,11 ton di materia prima vergine (sabbia e soda) è richiesta per produrre 1 ton di vetro fuso, e addirittura
– il rapporto tra materie prime e prodotti è 1:1, quando si impieghi rottame di vetro.
‘L’economia del futuro sarà circolare o non sarà. Dobbiamo produrre con materiali riciclati’ (Leonardo Becchetti, economista, Università Tor Vergata di Roma)
Sostenibilità sociale
Sul fronte della sostenibilità sociale, il settore si caratterizza per una elevata quota di lavoratori stabili. L’ambiente di lavoro è tradizionalmente maschile, ma sono stati avviati sforzi per ridurre il gender gap. Attualmente, le donne rappresentano il 24,2% degli impiegati e il 19,5% di dirigenti e quadri.
I lavoratori delle imprese oggetto del Rapporto sono aumentati nel triennio in esame dell’1,4%, per un totale di 11.277 addetti. Quasi il 90% dei lavoratori ha un contratto stabile e tra questi il 97% è inquadrato con contratti integrativi che prevedono l’erogazione di premi variabili collettivi.
La formazione, essenziale per la sicurezza dei lavoratori e la qualità delle produzioni, è oggetto di investimenti mirati. Nel triennio 2016-18 sono state erogate 14,3 ore annue di formazione medie pro capite, con un picco di 16,5 ore nel 2017.