Un’analisi di scenario sulla catena del valore delle microalghe in Europa conferma l’alto potenziale di crescita di questo settore, in un ambito della ‘blue bioeconomy’ ove il Vecchio Continente è ancora molto lontano dagli obiettivi.
La consultazione e interazione tra gli stakeholders – in uno studio (Schrammel et al., 2023) condotto in ambito del progetto di ricerca #ProFutureEU – offre spunti utili su dove indirizzare le risorse, in una logica di network (1,2).
1) Europa, consumi e produzioni di alghe e microalghe
I consumi di alghe e microalghe in Unione Europea sono marginali, essenzialmente limitati alla forma di integratori alimentari (es. Spirulina, Chlorella), alcuni piatti della tradizione asiatica nei ristoranti etnici ed eccezionali pietanze locali (es. ‘Mauru’ in Sardegna). La complessa procedura di autorizzazione stabilita dal Novel Food Regulation (EU) No 2015/2285 rappresenta un grave ostacolo all’utilizzo di una più ampia varietà di specie nel mercato UE. (2) Laddove altri Paesi – i.e. U.S.A., Cina, Australia – sono molto più avanti nello sviluppo industriale e commerciale di prodotti a base di alghe e microalghe. (3)
La produzione complessiva di microalghe in UE è oggi stimata in 324 tonnellate su peso secco, con i destini alimentare/nutraceutico, mangimistico e cosmetico. Gli impianti di produzione possono venire localizzati sul Bioeconomy country dashboard della Commissione Europea, che indica:
– alghe e/o microalghe e cianobatteri (i.e. Spirulina) trattati,
– sistema produttivo utilizzato (fotobioreattore, open ponds),
– specie coltivate,
– destinazioni d’uso,
– fatturato,
– occupazione (4,5).

2) Costruzione degli scenari
La ‘costruzione dello scenario’ è il metodo utilizzato per investigare la complessità delle interazioni di sistemi sociali e ambientali per prevedere i possibili effetti di politiche, misure ed azioni nel breve termine e medio termine. A tal fine vengono raccolte le opinioni di gruppi eterogenei di individui e stakeholders su specifici argomenti, stimolando il pensiero creativo su nuove opportunità ed eventuali rischi che potrebbero manifestarsi.
La catena del valore delle microalghe si sviluppa nelle fasi di produzione primaria (coltivazione, raccolta), trasformazione (essiccazione, estrazione), utilizzo degli ingredienti in altre lavorazioni, distribuzione dei prodotti finiti. Vi contribuiscono altresì le produzioni di packaging, la gestione di scarti e acque reflue, il loro riutilizzo all’interno della filiera. I ricercatori hanno coinvolto gli attori di questa filiera e altri stakeholders in due workshop di 1,5 giorni.
2.1) Metodo
I ricercatori hanno articolato i ‘multi-stakeholders scenario workshops’ in cinque fasi:
1) convocazione di un gruppo di lavoro per la catena del valore delle microalghe. Due dozzine di membri tra produttori, trasformatori, distributori, ricercatori scientifici, consumatori e policy makers sono intervenuti da diversi Paesi UE, insieme alla Svizzera. I rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste hanno respinto l’invito, forse per via della scarsa considerazione di questo settore,
2) identificazione dello stato dell’arte e dei fattori che possono influire nel settore,
3) ipotesi di un possibile sviluppo futuro,
4) valutazione delle misure che potrebbero e/o dovrebbero essere adottate,
5) elaborazione di raccomandazioni per la trasformazione del sistema delle microalghe.
3) Scenari individuati. Valori e opportunità delle microalghe negli alimenti
L’interazione dei partecipanti ha consentito di mettere a fuoco quattro valori principali associati all’impiego di microalghe negli alimenti. Le microalghe vengono infatti percepite come:
– parti di una dieta salutare,
– sostituti della carne e/o di altre fonti di proteine,
– cibi sicuri, ‘integrali’ e di prezzo accessibile per una dieta quotidiana,
– alimenti fruibili dal grande pubblico.
I criteri ESG da applicare alla catena del valore delle microalghe – come a tutte le supply chain di altre fonti alternative di proteine e altri nutrienti (6) – dovrebbero perciò declinarsi nei seguenti termini:
– Environmental. Il basso impatto ambientale, grazie all’impiego di sole risorse (substrati, e energia) sostenibili e una politica ‘zero food loss’. Riutilizzo integrale delle biomasse, per una vera economia circolare,
– Social, Governance. Economia di scala e profitti appartengono al contesto geopolitico di riferimento, ma le speculazioni eccessive su alimenti destinati al general public possono minare l’idea stessa di sostenibilità.
4) Sfide da affrontare
I processi devono affrontare la sfida energetica con tecnologie volte a ridurre i consumi, oltre al ricorso a fonti di energia rinnovabili. I flussi laterali di produzione meritano di venire utilizzati per estrarre nutrienti, micronutrienti e composti bioattivi. Senza trascurare l’opzione, aggiunge chi scrive, di convertire gli scarti finali in biogas.
Gli alimenti con microalghe ancora stentano a raggiungere il mainstream, per via della frammentazione della filiera produttiva, la carenza di investimenti sulla comunicazione, la scarsa disponibilità dei prodotti a scaffale. I consumatori che pure si dichiarano interessati ad acquistare e sperimentare la ‘blue bioeconomy’ nei loro piatti non ne hanno neppure occasione.
La politica dovrebbe incoraggiare questo settore promettente sia riducendo gli ostacoli all’ingresso – tramite parziale riforma del Novel Food (EU) No 2015/2283 – sia finanziando nuovi progetti di ricerca con TRL elevati. Bisogna infatti stimolare l’evoluzione tecnologica e lo scaling up dei processi, oltre a promuovere con efficacia il settore delle microalghe che hanno un ruolo cruciale anche nella lotta al climate change.
5) Punti di vista degli stakeholders
Le opinioni raccolte nello studio in esame confermano esigenze già emerse in altre attività di ricerca condotte in ambito del progetto ProFuture. A seguire, i punti di vista dei diversi stakeholders.
5.1) Produttori, trasformatori e ricercatori
Gli attori principali della filiera produttiva convergono sulla necessità di cooperare per trovare soluzioni utili a ottimizzare i processi, ridurre i costi, stimolare la domanda di mercato. Ricerca e sviluppo sono considerate essere le attività cruciali su cui concentrarsi.
L’approccio verso l’economia circolare deve considerare ogni possibile destino di prodotti, coprodotti e scarti. La valorizzazione delle microalghe e i loro metaboliti – quali acidi grassi omega-3, proteine, peptidi e altre molecole funzionali ad alto valore aggiunto – dovrebbe perciò coinvolgere più filiere nei settori di alimenti e mangimi, cosmetica e farmaceutica.
La scelta di adottare filiere corte e ridurre il numero degli intermediari viene considerata una strategia utile a sostenere la produzione e ridurre i prezzi finali al consumo, sotto l’egida di un mercato equo.
5.2) Policy makers e grande industria
Gli ‘stakeholders che definiscono la scena’ sono coloro che hanno il potere politico ed economico di maggior rilievo per determinare e/o influenzare l’evoluzione del settore in Unione Europea:
– la Commissione europea, nell’ambito della strategia sulla ‘blue bioeconomy’ (2018), ha adottato la comunicazione ‘Verso un settore delle alghe forte e sostenibile nell’UE’ (2022). (8) Tra le numerose iniziative – oltre ai diversi progetti di ricerca co-finanziati nei programmi Horizon 2020 e Horizon Europe – si segnalano lo European Atlas of the Seas, i fondi Blue Invest e la piattaforma EU4Algae, (9)
– i grandi operatori nell’industria e nel retail hanno un ruolo essenziale nello sviluppo dell’industria delle microalghe, poiché è grazie a loro che questi preziosi ingredienti possono venire inseriti in varie categorie di alimenti e così resi accessibili alla generalità dei consumatori. (10) Un’opportunità a cui corrisponde una minaccia, la speculazione sui prodotti arricchiti con microalghe. Come annotato in precedente studio (Boukid et al., 2021) realizzato in ambito di ProFuture su AltCheese e AltYoghurt, quando i prezzi degli alimenti sostitutivi superino – o comunque non risultino competitivi – con quelli dei cibi tradizionali, si può realizzare un ‘effetto boomerang’. (11)
5.3) Consumatori e consumatori finali
La prospettiva dei consumatori non è stata evidenziata nello studio in esame, a causa del mancato intervento di rappresentanti delle rispettive associazioni di categoria. Una circostanza che conferma l’esigenza di promuovere campagne di informazione pubblica sulla ‘blue bioeconomy’ e le sue applicazioni concrete nelle scelte quotidiane di vita e di consumo.
I consumatori sono la leva indipendente da cui dipende l’evoluzione del mercato, nella misura in cui vengano messi nelle condizioni di scegliere e così stimolare le vendite di determinati prodotti. La loro attenzione – come è emerso nella conferenza finale del progetto #ProFuture (2) – è spiccata verso gli alimenti con proprietà nutrizionali e salutistiche.
L’attenzione dei consumatori è altresì rivolta sia verso la sostenibilità dei prodotti, sia verso la loro accessibilità a prezzi ‘onesti’ e competitivi. E se è pur vero che i costi di produzione delle microalghe in Europa sono tuttora elevati, è altrettanto vero che essi vengono aggiunti in quote minime (1,5-3%, in media) nelle formule dei cibi. E che i costi delle materie prime sono una voce minore dei costi totali di produzione degli alimenti trasformati.

6) Conclusioni provvisorie
Le microalghe costituiscono una fonte rinnovabile di proteine e fibre alimentari, acidi grassi Omega 3 (EPA e DHA, di cui sono unica fonte alternativa al pesce), micronutrienti (tra i quali la vitamina B12, essenziale soprattutto per vegetariani e vegani) e composti bioattivi con funzioni benefiche, antiossidanti in primis.
L’Europa è ancora arretrata in questo settore strategico per la ‘blue bioeconomy’ che, si sottolinea, potrebbe contribuire in misura importante a diversi obiettivi di sviluppo sostenibile in Agenda ONU 2030. Tenuto anche conto delle straordinaria capacità delle microalghe di sequestrare CO2 in atmosfera.
Investimenti pubblici e privati sono perciò indispensabili, su entrambi i fronti della ricerca e sviluppo – rigorosamente all’insegna della ‘open innovation’, in caso di finanziamenti pubblici – e della promozione. Magari anche con il supporto di agevolazioni fiscali.
Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna
Note
(1) Schrammel et al. (2023). Actor groups influencing and shaping sustainable microalgae value chains in Europe. Front. Aquac. 2:1186325, https://doi.org/10.3389/faquc.2023.1186325
(2) Dario Dongo. Il ruolo delle microalghe in alimenti e mangimi, lo stato dell’arte. #ProFutureEU. GIFT (Great Italian Food Trade). 15.9.23
(3) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Alghe e microalghe per uso alimentare in Europa, l’ABC. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.11.22
(4) Araujo et al. (2021). Current Status of the Algae Production Industry in Europe: An Emerging Sector of the Blue Bioeconomy. Front. Mar. Sci. 7:626389 https://doi.org/10.3389/fmars.2020.626389
(5) The bioeconomy in different countries. Explore the Bioeconomy country dashboard https://tinyurl.com/bdfh2ema
(6) Dario Dongo, Isis Consuelo Sanlucar Chirinos. Le proteine alternative non bastano a creare sistemi alimentari sostenibili. Rapporto IPES Food. GIFT (Great Italian Food Trade). 16.5.22
(7) Dario Dongo, Giulia Pietrollini. Alghe e microalghe. Carbon farming e upcycling di CO2. GIFT (Great Italian Food Trade). 18.1.23
(8) Marta Strinati. La Commissione europea propone 23 azioni per l’industria delle alghe. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.11.22
(9) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. EU4Algae, la piattaforma UE per promuovere alghe e microalghe. GIFT (Great Italian Food Trade). 19.2.22
(10) Fatma Boukid, Massimo Castellari. Food and Beverages Containing Algae and Derived Ingredients Launched in the Market from 2015 to 2019: A Front-of-Pack Labeling Perspective with a Special Focus on Spain. Foods 2021, 10(1), 173. https://doi.org/10.3390/foods10010173
(11) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Alt Yogurt e Alt Cheese, mercato e criticità. La ricerca ProFuture. GIFT (Great Italian Food Trade 28.12.21