L’origine del latte e dei suoi derivati è al centro della battaglia di Bolzano, Alto Adige o Italia? O Austria, o Germania? Il dibattito su quantità e destino delle partite di latte d’importazione è molto acceso.
Addirittura si sollevano dubbi sulla coerenza dei marchi collettivi – ‘Qualità Alto Adige’, ‘Latte dell’Alto Adige’ e ‘100% latte di montagna altoatesino’ – utilizzati per distinguere i prodotti premium – alle aspettative dei consumatori.
I misteri sul latte altoatesino
A insinuare dubbi sulla vera natura del latte altoatesino è Andreas Leiter-Reber, agricoltore e politico. Consigliere della Provincia autonoma di Bolzano e presidente del partito liberale Die Freiheitlichen.
A luglio 2020, riferisce la testata locale salto.bz, il Consigliere aveva chiesto ai vertici della Provincia autonoma di Bolzano di sapere quanto latte le singole aziende lattiero-casearie altoatesine hanno acquistato da altre Regioni italiane, dalla Provincia di Trento e dall’estero negli ultimi cinque anni.
Dati top secret
Nell’autunno 2020 Arnold Schuler, assessore all’Agricoltura di Bolzano, aveva liquidato la richiesta di informazioni adducendo che le cooperative lattiero-casearie sono enti privati e non hanno l’obbligo di rivelare i dati.
Il consigliere Leiter-Reber ha insistito. A marzo 2021 ha ripetuto la richiesta. Ma l’assessore ha risposto che i dati ricevuti erano parziali e l’associazione lattiero-casearia difendeva il proprio diritto a non divulgarli.
I flussi (parziali) di latte estero
L’analisi dei dati (parziali) ha rivelato un flusso importante di importazioni di latte da Italia, Austria e Germania. Le imprese lattiero-casearie hanno affermato di impiegarlo per le produzioni esterne commissionate dalla GDO e sui prodotti propri non identificati con i marchi di origine (i già citati ‘Qualità Alto Adige’, ‘Latte dell’Alto Adige’ e ‘100% latte di montagna altoatesino’).
È possibile, certo. Ma chi controlla che sia così, che il pregiato latte altoatesino (52-55 cent/kg) non venga miscelato con il latte del resto d’Italia, spesso sottopagato (32-35 cent/kg)?
Una filiera super controllata
La filiera del latte è costellata di controlli. La vigilanza di base è garantita dai veterinari pubblici e delle altre autorità di controllo. In aggiunta, l’industria casearia altoatesina è sottoposta ai controlli di laboratorio della sua associazione.
Vengono vagliati processo produttivo, mangime, lavorazione e consegna del latte. E ancora, latte crudo, cisterne per la raccolta del latte, prodotti lattiero-caseari finiti, acque reflue. Ma l’origine?
Origine certificata, Italia
La provenienza del latte, a dire il vero, è soggetta a soli controlli documentali. La stessa Annemarie Kaser, direttrice dell’associazione altoatesina dell’industria lattiero-casearia, spiega a salto.bz che a sigillare l’origine del latte provvede il certificato di un organismo di controllo.
Il pervicace sito informativo bolzanino però controlla. E pubblica il certificato rilasciato alla Federazione Latterie Alto Adige da CSQA che a ben vedere non attesta l’origine del latte ‘Alto Adige’ bensì ‘Italia’. Ops.
Serve chiarezza
La vicenda viene illustrata ad ampio raggio da Stefano Mariotti, direttore della testata giornalistica qualeformaggio.it, con amare conclusioni. ‘È davvero un peccato che l’Alto Adige, pur possedendo tali straordinarie risorse scientifiche non le abbia sinora utilizzate per certificare la sostanza del proprio operato.
Speriamo che, vista la situazione venutasi a creare, si determini a metterle in campo, nella necessità di spazzare via molti dubbi e di togliere ogni ombra dal proprio fare, e soprattutto dai propri prodotti’.