Riso asiatico, ecco i dazi UE e cosa serve

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La Commissione europea, meglio tardi che mai, introduce le misure invocate da anni per salvaguardare il riso italiano dall’assedio di quello asiatico a dazio zero. Ma serve anche altro.

EBA EBAsta

La crisi del riso europeo affonda in un progetto politico neoliberista del 2001 (un anno prima dell’euro), ammantato di cooperazione, ‘Everything But Arms’ (EBA). Mediante il quale il Consiglio europeo, su proposta della Commissione, ha liberalizzato le importazioni dai Paesi in Via di Sviluppo (‘Least Developed Countries’, LDC) di tutte le merci, armi e munizioni escluse.

dazi d’importazione sul riso dei Paesi LDC , per merito dell’EBA, sono stati progressivamente abbattuti (-20% nel 2002, -50% al 2006, -80% nel 2007) fino a scomparire del tutto nel 2009. Era evidente fin dall’inizio che tale piano avrebbe messo in crisi la risicoltura in Italia, primo paese produttore in Europa, come in altri Stati membri. Senza apportare alcun concreto vantaggio alle comunità contadine dei Paesi LDC, quanto piuttosto ai loro sfruttatori. Oltreché ai grandi trader e a Big Food.

I produttori europei di riso – Italia, Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania – si sono ripetutamente appellati alla Commissione europea, affinché venissero introdotte le indispensabili misure di salvaguardia.

#ilDazioètratto, risicoltura militante

#ilDazioètratto è l’iniziativa militante di oltre 600 risicoltori italiani, su un totale di 4.000. I quali, a partire dal 2016, hanno sollecitato la politica per ottenere il ripristino dei dazi doganali e l’indicazione d’origine in etichetta. Promuovendo altresì la comunione d’intenti delle associazioni di categoria, l’eliminazione della denuncia di superfici e produzioni (che di fatto integrano concorrenza sleale), la modifica dello statuto dell’Ente Nazionale Risi in ottica di promozione del suo valore.

Il mondo agricolo chiede un riparo equo dalla globalizzazione dello sfruttamento che favorisce le sole élite finanziarie a discapito dei contadini e delle popolazioni, anche nei Paesi più poveri.

Serve una remunerazione più elevata, per garantire agli agricoltori le risorse necessarie a migliorare i processi e i prodotti, affrancarsi dal monopolio dei semi, superare l’asimmetria informativa e contrattuale. Perché il valore del cibo, che nel nostro Paese non è mai una semplice ‘commodity’, si genera nella terra e deve restarvi ancorato.

Serve inoltre una promozione efficace delle filiere integre ed eque del Made in Italy, ‘from seeds to fork’. Affinché i ConsumAttori possano compiere scelte responsabili d’acquisto, davvero utili alle nostre filiere produttive. E così all’economia e all’occupazione sul territorio.

La condivisione dei valori del Made in Italy deve venire promossa attraverso le nuove tecnologie, web e social media anzitutto. Da integrare con progetti di filiere sostenibili e tecnologie che consentano ai consumatori, veri padroni di ogni mercato, di distinguere i prodotti italiani autentici.

Riso italiano ed europeo, le misure di salvaguardia 

il 16.1.19 finalmente, a pochi mesi dalle elezioni europee, la Commissione guidata da Jean Claude Juncker ha adottato le misure di salvaguardia del riso a più riprese richieste. Da ultimo con la domanda 16.2.18 dell’Italia, che l’attuale governo ha avuto tenacia di sostenere e condurre a destino. (1)

La Commissione europea ha così deciso di reintrodurre i dazi sulle importazioni di riso Indica proveniente da Cambogia e Birmania (Myanmar), che hanno causato gravissime difficoltà all’industria e all’agricoltura europea. Applicando misure di salvaguardia pienamente giustificate, che si traducono in dazi pari a 175 euro/ton per il primo anno, 150 euro per il secondo e 125 euro per il terzo, a decorrere da metà gennaio 2019.

Il ripristino dei dazi concede alla risaia italiana – attualmente concentrata (90%) in Piemonte e Lombardia – il tempo per organizzarsi. Poiché questa è l’ultima occasione, per i risicoltori italiani, di elaborare una strategia di crescita che deve venire orientata sul lungo termine. Quando i dazi, politica permettendo, potrebbero decadere una volta per tutte.

Gli agricoltori però devono muoversi, aggregarsi e fare rete, integrarsi a valle, stabilire alleanze con gli attori virtuosi della filiera agroalimentare e soprattutto con i consumatori. I quali chiedono l’effettiva adozione di pratiche agricole sostenibili con privilegio del bio su scala globale, alimenti sani, informazioni complete, dati corretti e disponibili per tutti. Oltre a etichette chiare e prezzi equi, per chi coltiva come per chi acquista.

L’innovazione e la tecnologia, dal campo alla tavola, non basteranno a creare ricadute positive se l’agricoltore non sarà capace di fare squadra e diventare protagonista della trasformazione in corso. #EatORIGINal!

Dario Dongo e Gian Luca Mascellino

Foto di copertina di Andrea Cherchi

Note

(1) La domanda dell’Italia è stata presentata ai sensi del reg. UE 978/2012, articolo 22

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Veterinary Director of the Provincial Health Authority of Agrigento and member of the scientific committee 'Eurocarni', he is the author and co-author of hundreds of scientific and non-scientific articles in national and international journals.