Vetro, l’imballaggio amico dell’ambiente

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Salute, integrità del gusto e tutela dell’ambiente. Sono i tre concetti che soffiano sul vetro. Un materiale riutilizzabile e riciclabile, del tutto esente da rischi di sicurezza. Nonché protagonista di una crescita continua, a servizio del Made in Italy alimentare di valore. Un quadro roseo, anzi ‘green’, ma migliorabile. A cominciare da raccolta e riciclo, al vertice della c.d. ‘gerarchia dei rifiuti, come è emerso nella tavola rotonda organizzata da Assovetro a Roma, il 12.2.19.

Vetro, produzione in crescita

La produzione di bottiglie in vetro, nei primi 10 mesi del 2018, è cresciuta del 3,2%. Raddoppiando il trend di crescita degli ultimi 30 anni (+1,5% la media), fino a superare i 3 milioni di tonnellate. Tante ma insufficienti a coprire la domanda. La carenza di materia prima, nel 2017, ha contribuito infatti all’aumento delle importazioni di bottiglie nel 2018 (+25%, quasi 519mila ton).

Il vino, di cui l’Italia si conferma primo produttore del pianeta, traina la domanda. Grazie alle bollicine soprattutto. L’export di spumanti, tra il 2001 e il 2017, ha segnato un’impennata del 566,2% in valore (264,8% in quantità). Dei 700 milioni di bottiglie da spumante prodotte, il 64% (450 mio) escono dai confini nazionali. E aumenta l’export anche per le bottiglie vuote (+7%), grazie al design italiano apprezzato in tutto il mondo, specie nel Sud-Est asiatico.

Vetro, imballaggio senza rischi

La performance dei vasi (intesi come vasetti per alimenti) è meno frizzante. La produzione totalizza poco più di 230mila ton (+0,2%), con un calo dell’export (-11%) da attribuirsi in parte alla carenza di vetro bianco (cioè incolore). Il vetro tuttavia rimane il migliore imballaggio per alimenti, per alcune semplici ragioni:

– sicurezza alimentare, grazie all’assenza di migrazioni in alimenti e bevande (che invece caratterizzano le plastiche e alcuni metalli),

– qualità dei cibi, preservata al meglio nelle sue autentiche proprietà organolettiche, (1)

– valorizzazione del contenuto, grazie all’inimitabile e perenne trasparenza.

La superiorità del vetro quale imballaggio alimentare è stata dimostrata in diverse occasioni. È più efficace nella conservazione delle vitamine nel pomodoro, rispetto a lattine e materiale multistrato.  E preserva meglio le qualità del vino, a raffronto con il ‘bag-in-box’.

Quanto alla sicurezza alimentare, il vetro brilla. ‘Il consumo di imballaggi in vetro cresce perché i consumatori sono sempre più consapevoli che l’uso di plastica comporta il rischio di rilascio nell’alimento di sostanze nocive, come ftalati e bisfenolo A, sottolinea Marco Ravasi, presidente dei produttori di vetro cavo in Assovetro. Richiamando i rischi di altri materiali, a lungo sottovalutati nonostante il conclamato impatto sui sistemi nervoso, riproduttivo ed endocrino.

Vetro, campione di economia circolare

Le virtù ambientali del vetro sono ricordate da Edo Ronchi, padre della normativa su gestione e riciclo dei rifiuti in Italia (il ‘decreto Ronchi’ appunto, 1997) nonché presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile. (2) ‘È un materiale durevole, riutilizzabile, riciclabile. Diversamente dalla plastica – che quando riciclata non riproduce nuovi contenitori, i quali necessitano di polimeri vergini – il rottame di vetro consente di riprodurre nuovi imballaggi in vetro, con le stesse caratteristiche di quelli realizzati con materie prime vergini‘.

L’industria vetraria italiana assorbe tutti i rifiuti di vetro raccolti nel Paese e li reimpiega per produrre nuovi imballaggi. (3) Tutto ciò per cicli illimitati, senza perdita di materia e con una quantità di energia 4-6 volte inferiore a quella richiesta per la produzione da materie prime vergini. Un materiale esemplare nell’economia circolare, nonché utile:

– per contrastare gli effetti del cambiamento climatico,

– per ridurre i rifiuti nei mari, ove gli imballi in plastica sono tuttora protagonisti,

– per mitigare i rischi da inquinamento di microplastiche, che si trascinano anche nelle acque reflue destinate all’agricoltura (come emerso da un recente studio in Lombardia), oltreché negli alimenti.

Raccolta del vetro, ancora troppi scarti

Il riciclo interessa il 73% degli imballaggi immessi al consumo (2017, +2% rispetto al 2016). Si può fare di più, ma serve maggiore impegno. ‘Per riciclare davvero tutto bisogna migliorare la qualità della raccolta’, spiega Franco Grisan, presidente di CoReVe, il consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo di vetro.

Il 6% dei rottami in vetro oggi raccolti in tutta Italia è destinato allo scarto. A causa di oltre due milioni e mezzo di tonnellate di materiali estranei al vetro e incompatibili con il processo di riciclo – poiché contengono piombo, non ammesso nel vetro (salvo quantità residuali) – come ceramica e cristalli. Nel 2017 la quota di scarti è aumentata in misura preoccupante (+41%, rispetto al 2016), con un impatto negativo sui processi industriali. L’individuazione (mediante lettori ottici) ed eliminazione degli scarti recanti piombo rallenta il processo e ne aumenta i costi. Con un costo supplementare per l’ambiente, poiché tali materiali devono venire smaltiti in discarica, come rifiuti.

Raccolta e riciclo, come migliorare

Migliorare la qualità e la quantità del vetro raccolto e riciclato è possibile e anzi doveroso, ma servono interventi mirati. La tavola rotonda organizzata da Assovetro ha messo in luce una serie di priorità.

– Più raccolta differenziata. In alcune zone d’Italia la raccolta differenziata del vetro raggiunge l’80% del materiale immesso al consumo, in altre è invece ferma al 30%. Le amministrazioni locali devono venire chiamate a responsabilità. Ed è eloquente il video girato dagli studenti di una scuola di Termini Imerese, nell’ambito di una iniziativa promossa da Assovetro, ove gli intervistati si dichiarano sensibili al tema del riciclo ma lamentano l’assenza di risposta nell’amministrazione cittadina.

– Meno scarti. I materiali estranei frenano gravemente il riciclo, con un costo stimato in 200 euro a tonnellata. E creano un problema di smaltimento, se pure non grave come quello che riguarda gli imballaggi in plastica. Gli scarti continuano a crescere, in proporzione alla raccolta (da 177 a 250 ton, 2016- 2017). Questa tendenza va invertita, educando la popolazione al corretto conferimento dei rifiuti.

– Più impianti di trattamento del rottame vetroso. Servono più impianti. Accrescere la capienza degli impianti può migliorare la bilancia commerciale degli imballaggi in vetro, favorendo economia e occupazione in un settore in crescita. Bisogna aumentare la capacità produttiva a valle, poiché gli impianti sono saturi (e sono infatti in arrivo tre nuovi forni). Ma anche a monte, poiché urge la creazione di piattaforme di selezione dei rottami vicino ai punti di raccolta. Il vetro raccolto tuttora percorre troppa strada, per venire trasportato alle vetrerie che si trovano nelle aree industriali dei grandi utilizzatori di imballaggi.

– Semplificare il conferimento del vetro raccolto. Organizzare i Comuni (e le loro espressioni addette alla raccolta) in consorzi semplifica la gestione dei rottami. Si lamentano iniziative che complicano tali processi, come una legge della Regione Puglia che obbliga il CoReVe a gestire i rapporti con il singolo Comune anziché con pochi consorzi che li rappresentino.

– Interventi normativi. La normativa arranca, rallentata in dispute su competenze centrali e regionali. Ed è incapace di assecondare l’urgenza della End of Waste, per nobilitare il ‘rifiuto’ in materia prima secondaria (MPS). Italia e UE non hanno emanato i provvedimenti di attuazione e sono almeno 6 i decreti fermi al ministero dell’Ambiente. Gli impianti sono pronti a processare i rifiuti per trasformarli in MPS, ma bloccati dal fermo normativo. Con un enorme spreco di pannolini, pneumatici, materiale raccolto con lo spazzamento stradale (sabbia e ghiaia), biogas (da mettere in rete, dopo il recupero della anidride carbonica).

Marta Strinati

Note

(1) Con l’accortezza di utilizzare vetri di intensità cromatica variabile, in relazione ad alimenti soggetti a ossidazione (es. oli extravergini d’oliva)

(2) Edo Ronchi, più volte ministro dell’Ambiente

(3) L’industria italiana dei contenitori in vetro conta 18 vetrerie con 40 stabilimenti, per il 55% al Nord. Il fatturato ammonta a 2 miliardi di euro e gli addetti sono 8.300, per il 97% a tempo indeterminato, anche per la complessità del processo, che premia l’esperienza. Fonte: Assovetro

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