Il progetto WAMA, acqua minerale in bottiglia dal gusto solidale
Ogni bottiglia acquistata equivale all’erogazione di 100 litri di acqua potabile a comunità che ne sono prive. È il valore aggiunto dell’acqua minerale in bottiglia WAMI, una oligominerale di montagna, che sgorga dalla fonte Pradis, sulle Prealpi Carniche.
In tempi in cui il greenwashing e le dichiarazioni di responsabilità sociale poco concrete dilagano, il modello WAMA si distingue per coerenza. I progetti per condurre l’acqua potabile dove manca vengono prima realizzati, poi rifinanziati con la vendita dell’acqua in bottiglia. A novembre 2017 è in via di conclusione la fornitura di acqua potabile nel villaggio di Eguilaye a Tengory, Casamance, Senegal, ove vivono 53 famiglie, per un totale di 459 persone. Per l’avvio del prossimo progetto servirà vendere 120mila bottiglie di acqua WAMA.
Sul fronte della sostenibilità – poco affine a un prodotto confezionato in bottiglie di plastica – WAMA impiega plastica riciclabile e si avvia ad adottare quella rigenerata (r-Pet). Per attenuare l’impatto ambientale è inoltre in corso la stima della CO2 emessa nelle fasi di imbottigliamento e distribuzione, che verrà compensata con la piantumazione di alberi.
La distribuzione dell’acqua WAMA è ancora limitata. La si può consumare nei ristoranti che già la servono – grazie alla recente alleanza con il gruppo Partesa, leader italiano nella distribuzione di bevande sul canale Ho.Re.Ca. – e acquistare on line. O ancora, nella catena di negozi bio Bio c’ Bon. Non si può che augurare il miglior successo a questa impresa solidale milanese, affinché possa raggiungere quante più persone possibile. Specie in Italia, paese assetato di progetti solidali, nonché campione europeo nei consumi di acqua minerale in bottiglia.