Dopo le tigri asiatiche degli anni novanta, il nuovo millennio vedrà affermarsi i leoni africani? Abituati a pensare l’Africa come un target di aiuti più che come un partner d’affari, in pochi nei paesi “sviluppati” si sono accorti che l’economia dell’Africa sub-sahariana ha già da qualche anno tassi di crescita paragonabili a quelli dei BRIC. Dei dieci paesi al mondo dal PIL più dinamico dal 2011 al 2015, sette si trovano in Africa: Etiopia, Mozambico, Tanzania, Congo, Ghana, Zambia e Nigeria. A questi si aggiungono Rwanda, Ciad e Angola, i cui mercati hanno accelerato già dal 2001.
“La popolazione e la classe media sono in crescita e l’agricoltura è uno dei principali motori di sviluppo – spiega Gianfranco Belgrano del mensile Africa e Affari – l’Italia può fare molto in termini di conoscenze e tecnologie, avviando modelli di cooperazione a reciproco vantaggio dell’industria italiana e dei paesi africani”.
Secondo la Banca Mondiale, il valore del giro d’affari del settore agricolo in Africa potrebbe raggiungere i 740 miliardi di euro (1 trilione di dollari) entro il 2030. Vincente è il coinvolgimento dei produttori locali, mentre il land-grabbing rappresenta l’esempio opposto: tragedia per chi lo subisce, crimine per chi lo promuove.