Il formaggio italiano si produce col latte, ma la Commissione europea non è d’accordo. Perché?

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Prima ancora che la Comunità Economica Europea nascesse, alcuni dei suoi futuri membri avevano già raggiunto un accordo – nella Convenzione di Stresa, il 1951 – sul riconoscimento delle denominazioni e designazioni d’origine dei loro formaggi più caratteristici. Sono seguite le DOP e IGP europee, ove il settore lattiero-caseario italiano ha un ruolo primario. (1-2-3) 

L’eccellenza del Bel Paese si radica in tradizioni millenarie e legislazioni solide, di cui la legge nazionale del 1974 è ottimo esempio. Il latte si lavora a partire dalla sua forma naturale che è liquida, senza introdurre fasi di attività estranee al processo caratteristico, quali sono invece l’evaporazione e la successiva diluizione delle polveri.

La Commissione europea, dopo  41 anni di coerente applicazione (!), ‘scopre che la normativa italiana è più stringente rispetto al diritto comune, e d’improvviso ne pretende la modifica. Neppure l’immaginazione di Kafka avrebbe potuto raggiungere tale vetta! 

Chi c’è dietro, come mai proprio ora? Il primo sospetto di molti è l’accelerazione dei negoziati sull’oscuro TTIP. Ma forse, più probabilmente, i nemici sono in casa. E si tratta di quelle multinazionali già riuscite a liberarsi della sede obbligatoria dello stabilimento in etichetta, al preciso scopo di delocalizzare le produzioni italiane senza informarne i consumatori. (4)

Perché pretendere di utilizzare il latte in polvere? Per abbattere i costi, comprando la polvere dove e quando costa meno. Speculando sulle volatilità dei listini internazionali, magari pure giocando coi ‘futures’. Una logica, se così si può appellare, mercantile e finanziaria.

Ma se solo questi signori levassero lo sguardo da ‘piccoli ragionieri’ verso una prospettiva più ampia, si renderebbero conto che in tal modo si brucia il vero Valore italiano e si incrina la fiducia collettiva verso una filiera integrata ‘from stable to table’ (dalla stalla alla tavola). Oltre a mettere in crisi risorse strategiche per il Paese, quali sono gli allevamenti bovini e le aziende di produzione del latte. 

Per non dire dell’inutile aggravio dell’impatto ambientale dei prodotti, causato dall’evaporazione forzata e chissà dove, di decine e centinaia di migliaia di tonnellate di liquidi, e dal trasporto – via mare e su gomma – delle polveri che ne derivano. 

Come andrà a finire è facile a prevedersi, il mercato domina ogni regola e piglia tutto, come il ‘croupier’ al ‘casinò’. Del resto non ci si può attendere granché da un governo neppure capace a condividere con l’Europa i problemi legati alle migrazioni in corso, e le relative tragedie.

Resisteremo comunque, sempre e in ogni caso! Informazione e cultura, petizioni, educazione al consumo responsabile. Il modello di GIFT, appunto!

 

(Dario Dongo)

Note:

(1) https://www.greatitalianfoodtrade.it/formaggio/parmigiano-italiano/parmigiano-reggiano

(2) https://www.greatitalianfoodtrade.it/formaggio/grana-padano-formaggio

(3) https://www.greatitalianfoodtrade.it/formaggio/formaggi-italiani/gorgonzola-formaggio

(4) https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette-alimentari/etichette-trasparenti

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