La pesca degli schiavi nei nostri piatti. Fermiamo lo scempio umano

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Lo sfruttamento di persone ridotte in schiavitù potrebbe nascondersi dietro la fornitura di gamberetti thailandesi ai supermercati di tutto il mondo. Insegne gigantesche della Gdo – come Walmart, Carrefour, Costco, Tesco, Aldi – possono essere il punto terminale di una violenza inumana nei confronti dei Rohingya, popolo apolide perseguitato nello Stato birmano del Rakhine, dove si è stabilizzato.

Il dramma dei Rohingya

Cacciati e rifiutati ovunque, molti Rohingya sono vittime della tratta di esseri umani. Violentati, uccisi o venduti come schiavi sulle navi da pesca thailandesi, che forniscono gamberi e gamberetti ai nostri negozi. Lo denuncia la petizione rivolta al Consiglio per i diritti umani dell’ONU (in inglese UNHRC, United Nations Human Rights Council), affinché intervenga a interrompere questa catena di sofferenza.

Firma la petizione

GIFT, Food Times e FARE aderiscono alla petizione, e invitano tutti i loro lettori a sostenerla – firmando – e a fare a loro volta propaganda. In linea con il nostro valore guida primario:

‘Tutte le produzioni alimentari, ovunque esse siano localizzate, devono preservare appieno i lavoratori, le organizzazioni sindacali e i loro diritti, le comunità locali e la sovranità alimentare, l’ambiente e il benessere animale.’

Denuncia e lotta

Oltre a esprimere il nostro sdegno, tifiamo rivolta.

Esigiamo che:

– siano pubblicati i brand delle conserve ittiche basate sull’approvvigionamento del ‘pesce degli schiavi’. ‘Name & Shame’;

– le teste di tutti i loro alti dirigenti – a partire da quella del CEO Global, che per definizione ‘non poteva non sapere’ – sui tavoli degli imputati, prima di venire rimosse per sempre dai relativi incarichi. I loro nomi – con precisazione di azienda e ruolo rivestito – pubblicati sul registro della vergogna perenne, da istituire presso ILO;

– risarcimenti esemplari di queste cloache del crony-capitalism nei confronti delle popolazioni colpite devono esprimere misure multiple del fatturato complessivo delle linee di prodotti coinvolte dallo scempio.

Nel mentre, e fino a quando i risarcimenti non saranno effettivamente eseguiti, promuoveremo e manterremo in essere azioni di boicottaggio su tutti i prodotti riconducibili alle multinazionali della schiavitù.

Dario Dongo

GIFT, Food Times, FARE, fondatore

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