Negli Usa, dopo Campbell anche General Mills darà notizia della presenza di OGM sull’etichetta dei suoi prodotti. L’azienda ha dichiarato il 18 marzo 2016 che con l’entrata in vigore dell’obbligo di etichettatura degli OGM il prossimo primo luglio in Vermont, non avrebbe senso etichettare i propri prodotti solo per quello Stato. Qualunque siano i requisiti di etichettatura OGM nel Vermont, General Mills metterà quelle stesse etichette dei propri prodotti per ogni Stato degli USA.
Libertà di scelta e democrazia alimentare
“Le scelte individuali devono venire rese possibili anzitutto mediante una corretta informazione”, dice Dario Dongo, autore dell’e-book “OGM, la grande truffa”. “E i consumatori dell’intero pianeta hanno diritto a sapere se un alimento è stato prodotto a partire da OGM, grazie a un’indicazione obbligatoria in etichetta che viene tuttora negata a Washington, laddove circa il 75% del cibo industriale prodotto negli Stati Uniti contiene ingredienti OGM”.
Al paradosso gli Stati Uniti, primo produttore mondiale di mais, sono costretti a importare il biologico da Oltreoceano per fare fronte alla crescente domanda interna (36 miliardi di US$ nel 2014, +12% su anno precedente) che l’agricoltura locale non è in grado di soddisfare proprio a causa della massiva contaminazione da OGM,
Diritto d’informazione
Secondo Dario Dongo, devono venire colmate alcune delle lacune normative evidenziate in precedenza. Se un microrganismo o un enzima alimentare sono stati realizzati con tecniche di biologia sintetica, lo si dichiari in etichetta. Idem per i prodotti derivati da animali nutriti con mangimi OGM.
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